Il quadro dello stato del
territorio comunale di Borgaro Torinese sotto il profilo della pericolosità
geomorfologica e della conseguente idoneità all’utilizzazione urbanistica è
riportato in Tavola 6 “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e
dell’idoneità all’utilizzazione urbanistica”. La cartografia di sintesi è stata
predisposta utilizzando la Base Dati Territoriale di Riferimento degli
Enti (BDTRE) alla scala 1:5.000. Le medesime aree sono state riportate negli
elaborati grafici di progetto del P.R.G.C. (tav. 1.2/1 in scala 1:5000, tav.
1.3a/b, tav. 1.4, tav. 1.3.1.a/b , tav. 1.4.1 in scala 2.000). Vengono distinte
tre classi (e relative sottoclassi):
Classe I
Porzioni di territorio dove le
condizioni di pericolosità geomorfologica sono tali da non porre limitazioni
alle scelte urbanistiche: gli interventi, sia pubblici che privati sono di norma
consentiti nel rispetto delle prescrizioni del D.M. 11/03/1988 e s.m.i. e del
D.M. 17/01/2018 (punti 3.2.2, 6.2.1, 6.2.2).
Classe IIa1
Porzioni di territorio ove
sussistono condizioni di moderata pericolosità geomorfologica riconducibili a
problematiche di modesto allagamento in corrispondenza delle aree interessate dallo
sviluppo dei rilevati della linea ferroviaria Torino-Ceres e della Circonvallazione
di Borgaro-Venaria Reale (S.P.
n. 501 e n. 501dir1). Le criticità sono riconducibili a potenziali ristagni
prolungati per l’interferenza delle portate alimentate da regimi pluviometrici
più o meno intensi e/o
prolungati con la sopraccitata viabilità stradale e ferroviaria. Nel caso
specifico, si fa riferimento alle aree industriali ed artigianali che si
sviluppano a Sud e ad Est della S.P. n. 501dir1 (tra via Cadorna, via America,
via Stura e via Stati Uniti), ed ai seminativi irrigui che si estendono a Nord
della S.P. n. 501dir1, nonché a Nord e a Sud di C.na Formiche, oltre
alle porzioni di territorio a valle della linea Torino-Ceres, tra via Tre Re
fino a WSW della strada di accesso al Parco Chico Mendez.
Localmente, nei pressi della
rotonda all’incrocio tra la S.P. 501dir1 e la S.P. 2, oscillazioni della falda
freatica sino a quote prossime al piano campagna.
Nuovi interventi edificatori
sono ammessi previa adozione e rispetto di modesti accorgimenti ispirati al
D.M. 11/03/1988 e s.m.i. e al D.M. 17/01/2018 (punti 3.2.2, 6.2.1, 6.2.2) realizzabili
a livello di progetto esecutivo nell’ambito del singolo lotto o dell’intorno
significativo circostante.
Si dovrà provvedere alla
predisposizione di adeguati sistemi di raccolta ed allontanamento delle acque
meteoriche opportunamente dimensionati sulla base di uno studio idrologico atto
a quantificare le portate con tempo di ritorno tR non inferiore a 50 anni alimentate
dalle superfici scolanti circostanti il lotto edificatorio. L’officiosità
idraulica delle sezioni di deflusso dei corpi idrici ricettori, siano essi
rappresentati dalla rete fognaria bianca intubata e/o a cielo aperto, ovvero
dal reticolo idrografico superficiale minore, dovrà essere verificata da uno
studio idraulico alla scala del lotto edificatorio, da effettuarsi secondo metodologia
approfondita in condizioni di moto uniforme, vario o permanente a seconda dei casi.
In caso di criticità idrauliche in grado di comportare modesti allagamenti,
bisognerà prevedere l’esecuzione di opportuni ed adeguati lavori di
manutenzione ordinaria e/o straordinaria della rete fognaria bianca locale,
ovvero del reticolo idrografico minore a garanzia dello smaltimento delle acque
di precipitazione meteorica scolanti dalle superfici impermeabilizzate
afferenti. Dovranno essere, comunque, previsti sistemi di accumulo al fine di
ritardare i tempi di accesso in rete.
Nell’ambito delle opere di
urbanizzazione previste per gli interventi di nuova edificazione e di
ampliamento dovrà essere predisposta l’efficace rete di raccolta e regimazione
delle acque di precipitazione meteorica insistenti sul singolo lotto
edificatorio, evitando la dispersione incontrollata delle portate. L’officiosità
idraulica delle sezioni di deflusso della rete fognaria bianca, sia essa
intubata e/o a cielo aperto, dovrà essere verificata da uno studio idraulico
alla scala del lotto edificatorio, da effettuarsi secondo metodologia approfondita
in condizioni di moto uniforme, vario o permanente a seconda dei casi, tenendo opportunamente
conto dell’incremento delle portate riconducibile all’allacciamento dei nuovi
pluviali sulla rete fognaria bianca medesima. In caso di criticità idrauliche
in grado di comportare modesti allagamenti, bisognerà prevedere l’esecuzione di
opportuni ed adeguati lavori di manutenzione ordinaria e/o straordinaria della
rete fognaria bianca locale, a garanzia dello smaltimento delle acque di
precipitazione meteorica scolanti dalle superfici impermeabilizzate afferenti.
Dovranno essere, comunque, previsti sistemi di accumulo al fine di ritardare i
tempi di accesso in rete.
Qualsiasi intervento di nuova
edificazione e di ampliamento con occupazione di suolo in prossimità dei
settori perifluviali dei corsi d’acqua appartenenti alla rete idrografica minore,
ivi compresi tutti i rii ed i principali canali non classificati e/o aventi
sedime non demaniale, ancorché intubati, con particolare riferimento alle
tratte d’alveo interessate da attraversamenti e canalizzazioni potenzialmente
critici al passaggio delle portate di piena, dovrà essere supportato, a livello
di singolo Permesso di Costruire, da uno specifico studio idraulico del/i
corso/i d’acqua eventualmente interessato/i, ove l’ambito da esaminare non risultasse
espressamente riconducibile alle verifiche delle tratte d’alveo e delle sezioni
di deflusso di cui alle “Integrazioni idrologico-idrauliche al P.R.G.C.
redatto su base cartografica informatizzata” (ESSEBI INGEGNERIA, gennaio
2012); in ogni caso, quand’anche si prendessero a riferimento le analisi sui
corsi d’acqua eseguite, le verifiche sulle condizioni di dissesto locale
dovranno essere aggiornate ed implementate nei casi in cui siano nel frattempo
intervenute modifiche delle condizioni al contorno ipotizzate come dati di
input nelle simulazioni idrauliche disponibili e/o sia cambiato l’assetto
idraulico del corso/i d’acqua per sopraggiunti fenomeni di erosione/sovralluvionamento/ostruzione
delle sezioni d’alveo, rispetto alla morfometria della tratta d’alveo
considerata all’atto delle pregresse analisi e/o siano successivamente giudicati/risultati
insufficienti/inadeguati gli interventi di sistemazione e messa in sicurezza
dei corsi d’acqua realizzati e/o previsti. Ove si procedesse alla redazione di
nuovi studi, ovvero, all’aggiornamento/integrazione di quelli esistenti nei
casi su esposti, le analisi dovranno essere effettuate secondo metodologia
approfondita in condizioni di moto uniforme, vario o permanente a seconda dei
casi, verificando, con opportuna cautela, la capacità di smaltimento delle
sezioni di deflusso utilizzando parametri di scabrezza reali, tenuto conto,
altresì, della presenza di eventuali manufatti di attraversamento, di intuba
menti, organi di manovra e/o di altre criticità idrauliche che potrebbero
costituire pregiudizio per le possibilità edificatorie delle aree prescelte.
A seguito degli approfondimenti
e delle verifiche idrauliche da effettuarsi a scala locale secondo le
indicazioni di cui poc’anzi si è detto, tenuto conto della presenza,
soprattutto in prossimità delle aree urbanizzate, di eventuali criticità per le
quali necessitano interventi di difesa e/o di adeguamento degli attraversamenti
e/o opere più estensive di riassetto idraulico, occorre preventivamente
prevedere, in ogni caso, l’esecuzione di opportuni ed adeguati lavori di
manutenzione ordinaria e straordinaria del reticolo idrografico minore insistente
nel contorno delle aree medesime, provvedendo alla realizzazione, ove
necessario, di appropriate opere di regimazione delle acque superficiali
finalizzate alla riorganizzazione ed alla corretta officiosità idraulica della
rete idrica interessata, garantendo, in ogni caso, lo smaltimento delle acque
meteoriche dal/i bacino/i afferente/i.
Per quanto concerne la
fattibilità della realizzazione di locali interrati e seminterrati, si rimanda alle
generali valutazioni riportate al termine delle presenti norme geologicotecniche
di attuazione.
Classe IIa2
Porzioni di territorio ove
sussistono condizioni di moderata pericolosità geomorfologica riconducibili a
problematiche di modesto allagamento in corrispondenza della porzione centrale ed
occidentale del concentrico comunale interessata dal decorso della rete fognaria
bianca e dei fossi e canali che ne fanno parte svolgendo funzione di drenaggio
delle acque meteoriche. Le criticità sono riconducibili a potenziali locali
riduzioni dell’officiosità delle canalizzazioni e tubazioni e/o al temporaneo
malfunzionamento degli organi di manovra delle paratoie.
Nuovi interventi edificatori
sono ammessi previa adozione e rispetto di modesti accorgimenti ispirati al
D.M. 11/03/1988 e s.m.i. e al D.M. 17/01/2018 (punti 3.2.2, 6.2.1, 6.2.2) realizzabili
a livello di progetto esecutivo nell’ambito del singolo lotto o dell’intorno
significativo circostante.
Nell’ambito delle opere di
urbanizzazione previste per gli interventi di nuova edificazione e di
ampliamento dovrà essere predisposta l’efficace rete di raccolta e regimazione
delle acque di precipitazione meteorica insistenti sul singolo lotto
edificatorio, evitando la dispersione incontrollata delle portate.
L’officiosità idraulica delle sezioni di deflusso della rete fognaria bianca,
sia essa intubata e/o a cielo aperto, dovrà essere verificata da uno studio
idraulico alla scala del lotto edificatorio, da effettuarsi secondo metodologia
approfondita in condizioni di moto uniforme, vario o permanente a seconda dei
casi, tenendo opportunamente conto dell’incremento delle portate riconducibile
all’allacciamento dei nuovi pluviali sulla rete fognaria bianca medesima. In
caso di criticità idrauliche in grado di comportare modesti allagamenti,
bisognerà prevedere l’esecuzione di opportuni ed adeguati lavori di
manutenzione ordinaria e/o straordinaria della rete fognaria bianca locale, a garanzia
dello smaltimento delle acque di precipitazione meteorica scolanti dalle
superfici impermeabilizzate afferenti. Dovranno essere, comunque, previsti
sistemi di accumulo al fine di ritardare i tempi di accesso in rete.
Qualsiasi intervento di nuova
edificazione e di ampliamento con occupazione di suolo in prossimità dei
settori perifluviali dei corsi d’acqua appartenenti alla rete idrografica minore,
ivi compresi tutti i rii ed i principali canali non classificati e/o aventi
sedime non demaniale, ancorché intubati, con particolare riferimento alle
tratte d’alveo interessate da attraversamenti e canalizzazioni potenzialmente
critici al passaggio delle portate di piena, dovrà essere supportato, a livello
di singolo Permesso di Costruire, da uno specifico studio idraulico del/i
corso/i d’acqua eventualmente interessato/i, ove l’ambito da esaminare non risultasse
espressamente riconducibile alle verifiche delle tratte d’alveo e delle sezioni
di deflusso di cui alle “Integrazioni idrologico-idrauliche al P.R.G.C.
redatto su base cartografica informatizzata” (ESSEBI INGEGNERIA, gennaio
2012); in ogni caso, quand’anche si prendessero a riferimento le analisi sui
corsi d’acqua eseguite, le verifiche sulle condizioni di dissesto locale
dovranno essere aggiornate ed implementate nei casi in cui siano nel frattempo
intervenute modifiche delle condizioni al contorno ipotizzate come dati di
input nelle simulazioni idrauliche disponibili e/o sia cambiato l’assetto
idraulico del corso/i d’acqua per sopraggiunti fenomeni di erosione/sovralluvionamento/ostruzione
delle sezioni d’alveo, rispetto alla morfometria della tratta d’alveo
considerata all’atto delle pregresse analisi e/o siano successivamente giudicati/risultati
insufficienti/inadeguati gli interventi di sistemazione e messa in sicurezza
dei corsi d’acqua realizzati e/o previsti. Ove si procedesse alla redazione di
nuovi studi, ovvero, all’aggiornamento/integrazione di quelli esistenti nei
casi su esposti, le analisi dovranno essere effettuate secondo metodologia
approfondita in condizioni di moto uniforme, vario o permanente a seconda dei
casi, verificando, con opportuna cautela, la capacità di smaltimento delle
sezioni di deflusso utilizzando parametri di scabrezza reali, tenuto conto,
altresì, della presenza di eventuali manufatti di attraversamento, di intuba
menti, organi di manovra e/o di altre criticità idrauliche che potrebbero
costituire pregiudizio per le possibilità edificatorie delle aree prescelte.
A seguito degli approfondimenti
e delle verifiche idrauliche da effettuarsi a scala locale secondo le
indicazioni di cui poc’anzi si è detto, tenuto conto della presenza,
soprattutto in prossimità delle aree urbanizzate, di eventuali criticità per le
quali necessitano interventi di difesa e/o di adeguamento degli attraversamenti
e/o opere più estensive di riassetto idraulico, occorre preventivamente
prevedere, in ogni caso, l’esecuzione di opportuni ed adeguati lavori di
manutenzione ordinaria e straordinaria del reticolo idrografico minore insistente
nel contorno delle aree medesime, provvedendo alla realizzazione, ove
necessario, di appropriate opere di regimazione delle acque superficiali
finalizzate alla riorganizzazione ed alla corretta officiosità idraulica della
rete idrica interessata, garantendo, in ogni caso, lo smaltimento delle acque
meteoriche dal/i bacino/i afferente/i.
Per quanto concerne la
fattibilità della realizzazione di locali interrati e seminterrati, si rimanda alle
generali valutazioni riportate al termine delle presenti norme geologicotecniche
di attuazione.
Classe IIb
Porzioni di territorio ove
sussistono condizioni di moderata pericolosità geomorfologica riconducibili ad
oscillazioni della falda freatica sino a quote prossime al piano campagna.
Nuovi interventi edificatori
sono ammessi previa adozione e rispetto di modesti accorgimenti ispirati al
D.M. 11/03/1988 e s.m.i. e al D.M. 17/01/2018 (punti 3.2.2, 6.2.1, 6.2.2) realizzabili
a livello di progetto esecutivo nell’ambito del singolo lotto o dell’intorno
significativo circostante.
Per quanto concerne la
fattibilità della realizzazione di locali interrati e seminterrati, si rimanda alle
generali valutazioni riportate al termine delle presenti norme geologicotecniche
di attuazione.
Qualsiasi intervento di nuova
edificazione e di ampliamento con occupazione di suolo in prossimità dei
settori perifluviali dei corsi d’acqua appartenenti alla rete idrografica minore,
ivi compresi tutti i rii ed i principali canali non classificati e/o aventi
sedime non demaniale, ancorché intubati, con particolare riferimento alle
tratte d’alveo interessate da attraversamenti e canalizzazioni potenzialmente
critici al passaggio delle portate di piena, dovrà essere supportato, a livello
di singolo Permesso di Costruire, da uno specifico studio idraulico del/i
corso/i d’acqua eventualmente interessato/i, ove l’ambito da esaminare non risultasse
espressamente riconducibile alle verifiche delle tratte d’alveo e delle sezioni
di deflusso di cui alle “Integrazioni idrologico-idrauliche al P.R.G.C. redatto
su base cartografica informatizzata” (ESSEBI INGEGNERIA, gennaio 2012); in
ogni caso, quand’anche si prendessero a riferimento le analisi sui corsi
d’acqua eseguite, le verifiche sulle condizioni di dissesto locale dovranno
essere aggiornate ed implementate nei casi in cui siano nel frattempo
intervenute modifiche delle condizioni al contorno ipotizzate come dati di
input nelle simulazioni idrauliche disponibili e/o sia cambiato l’assetto
idraulico del corso/i d’acqua per sopraggiunti fenomeni di erosione/sovralluvionamento/ostruzione
delle sezioni d’alveo, rispetto alla morfometria della tratta d’alveo
considerata all’atto delle pregresse analisi e/o siano successivamente giudicati/risultati
insufficienti/inadeguati gli interventi di sistemazione e messa in sicurezza
dei corsi d’acqua realizzati e/o previsti. Ove si procedesse alla redazione di
nuovi studi, ovvero, all’aggiornamento/integrazione di quelli esistenti nei
casi su esposti, le analisi dovranno essere effettuate secondo metodologia
approfondita in condizioni di moto uniforme, vario o permanente a seconda dei
casi, verificando, con opportuna cautela, la capacità di smaltimento delle
sezioni di deflusso utilizzando parametri di scabrezza reali, tenuto conto,
altresì, della presenza di eventuali manufatti di attraversamento, di intubamenti,
organi di manovra e/o di altre criticità idrauliche che potrebbero costituire
pregiudizio per le possibilità edificatorie delle aree prescelte.
A seguito degli approfondimenti
e delle verifiche idrauliche da effettuarsi a scala locale secondo le
indicazioni di cui poc’anzi si è detto, tenuto conto della presenza,
soprattutto in prossimità delle aree urbanizzate, di eventuali criticità per le
quali necessitano interventi di difesa e/o di adeguamento degli attraversamenti
e/o opere più estensive di riassetto idraulico, occorre preventivamente
prevedere, in ogni caso, l’esecuzione di opportuni ed adeguati lavori di
manutenzione ordinaria e straordinaria del reticolo idrografico minore insistente
nel contorno delle aree medesime, provvedendo alla realizzazione, ove
necessario, di appropriate opere di regimazione delle acque superficiali
finalizzate alla riorganizzazione ed alla corretta officiosità idraulica della
rete idrica interessata, garantendo, in ogni caso, lo smaltimento delle acque
meteoriche dal/i bacino/i afferente/i.
Classe IIIa
Porzioni di territorio
caratterizzate da elementi di pericolosità e di rischio che le rendono inidonee
a nuovi insediamenti e nuove costruzioni.
Eventuali strutture temporanee
riconducibili alle attività ricreative previste dal programma di
intrattenimento estivo del Parco Chico Mendez, sono fattibili in termini di
installazione temporanea e di fruibilità raccomandandone, tuttavia, la chiusura
al pubblico nel corso di eventi meteorologici per i quali il Bollettino di
allerta meteoidrologica emesso da ARPA Piemonte indichi fenomeni
meteo-pluviometrici (vento, piogge e temporali) contraddistinti da icona scura.
In corrispondenza dei corsi
d’acqua costituenti il reticolo idrografico minore, fascia di rispetto di
estensione pari a 10 m dal ciglio superiore delle sponde destra e sinistra a
carattere di assoluta inedificabilità. Lungo la sponda destra del Rio Mottone,
nel tratto che si estende a valle di C.na La Lunga per una lunghezza di circa
600 m, tale fascia di rispetto è pari a 20 m dal ciglio superiore. Per i tratti
intubati, la distanza va misurata prendendo come riferimento le sponde
all’imbocco della canalizzazione. Nel caso la sezione di deflusso a cielo
aperto sia maggiore di quella canalizzata, la distanza andrà misurata prendendo
come riferimento il paramento esterno dei piedritti in caso di scatolare od il
diametro esterno del tubo nel caso di tubazione.
Qualora risultassero differenze
tra l’andamento dei corsi d’acqua demaniali, così come riportati sulle mappe
catastali, rispetto all’attuale percorso planimetrico, resta inteso che le fasce
di rispetto si applicheranno, ai sensi del R.D. n. 523/1904, all’alveo attivo
delimitato dai cigli superiori di sponda, rimanendo di proprietà demaniale
l’alveo eventualmente abbandonato ai sensi e per gli effetti della L. n.
37/1994, nonché in ragione dell’art. 32, comma 3, titolo II della NdA del PAI.
Classe IIIb2
Porzioni di territorio
caratterizzate da elementi di pericolosità e di rischio tali da imporre interventi
di riassetto territoriale di carattere pubblico, privato e/o consortile,
individuati, in particolare (la numerazione di cui all’elenco successivo
coincide con quella riportata in Tavola 6):
1.
dalla ricalibratura dell’alveo del Rio Mottone limitatamente al tratto
insistente presso località C.na La Lunga;
2. dal
prolungamento dell’argine realizzato al piede della circonvallazione Borgaro - Venaria
Reale per una lunghezza pari a circa ulteriori 200 m ca. parallelamente alla S.P.
n. 10, fino a comprendere per intero l’estensione del limite di progetto tra la
Fascia B e la Fascia C del T. Stura definito dal PAI (cfr. Tavola 2).
In assenza dell’attuazione dei
cronoprogrammi suindicati, le previsioni dello strumento urbanistico sono
sospese. Per gli edifici esistenti, è consentita la manutenzione ordinaria
e straordinaria, il restauro e risanamento conservativo senza cambi di
destinazione d’uso e sono ammessi interventi di adeguamento igienico funzionale
che richiedano anche ampliamenti fino ad un massimo di 25 m2 senza, tuttavia,
comportare incrementi in pianta della sagoma esistente, la demolizione e
l’ampliamento in sopraelevazione con contestuale dismissione dei piani terra.
Nuove edificazioni, ampliamenti
e completamenti, nonché tutti gli interventi e le trasformazioni che
costituiscono modesto incremento ed incremento di carico antropico così come
definite al punto 7. della D.G.R. n. 64-7417 del 07.04.2014, saranno possibili
solo a seguito del collaudo delle opere e della relativa dichiarazione di
avvenuta minimizzazione del rischio, prevedendo, altresì, adeguato piano di
manutenzione e periodico controllo nel tempo delle stesse al fine di mantenerne
l’efficienza.
Fermo restando quanto sopra,
per quanto riguarda il prolungamento dell’argine di cui al punto 2. del
precedente elenco, lo svincolo delle previsioni urbanistiche potrà avvenire previa
presa d’atto dell’Autorità di Bacino del Fiume Po ai sensi dell’art. 28 delle
N.d.A. del PAI e relativo regolamento.
Dovrà, comunque, essere
sottoscritta la dichiarazione liberatoria prevista dall'art. 18.7 delle Norme
di Attuazione del PAI (rinuncia al risarcimento in caso di danni a cose e/o a persone).
I locali interrati e
seminterrati non sono consentiti.
Classe IIIb2a
Porzioni di territorio
caratterizzate da elementi di pericolosità e di rischio minimizzati a seguito della
realizzazione e del collaudo degli interventi di riassetto territoriale di cui
al cronoprogramma sul Rio Mottone definito dalla Variante 4 al P.R.G.C.
approvata con D.G.R. n. 19-14831 del 21/02/2005 ed individuati dalla
ricalibratura in destra idrografica del corso d’acqua nel tratto a monte della
direttissima Torino-Caselle mediante la realizzazione di un argine contenente
in franco la portata con tempo di ritorno centennale.
Sono possibili nuove
edificazioni, ampliamenti e completamenti, oltre a tutti gli interventi e le
trasformazioni che costituiscono modesto incremento ed incremento di carico antropico
così come definite al punto 7. della D.G.R. n. 64-7417 del 07.04.2014.
La progettazione definitiva ed
esecutiva degli interventi edilizi dovrà essere supportata da studi geologici e
geotecnici predisposti ai sensi del D.M. 11/03/1988 e s.m.i. e del D.M. 17/01/2018.
I locali interrati e
seminterrati non sono consentiti.
L’officiosità idraulica del Rio
Mottone nel tratto interessato dall’avvenuta realizzazione delle suddette opere
di riassetto territoriale dovrà essere costantemente garantita dalla pulizia accurata
della sezione di deflusso. Dovrà essere prevista, inoltre, la periodica manutenzione
dell’organo di manovra censito al SICOD (cfr. Tavola 5) con il codice ARRISO011.
Dopo ogni evento di piena più o meno significativo, infine, dovranno essere valutati
gli effetti della propagazione della portata al colmo sull’argine, verificando l’eventuale
presenza di scalzamenti al piede riconducibili all’azione erosiva della
corrente.
Classe IIIb3
Fascia di rispetto dei corsi
d'acqua costituenti il reticolo idrografico minore in aree già edificate, di
estensione pari a 10 m dal ciglio superiore delle sponde destra e sinistra. Per
i tratti intubati, la distanza di 10 m va misurata prendendo come riferimento
le sponde all'imbocco della canalizzazione. Nel caso la sezione di deflusso a
cielo aperto sia maggiore di quella canalizzata, la distanza di 10 m andrà
misurata prendendo come riferimento il paramento esterno dei piedritti in caso
di scatolare od il diametro esterno del tubo nel caso di tubazione.
Sono da escludersi nuove
edificazioni, ampliamenti e completamenti, nonché tutti gli interventi e le
trasformazioni che costituiscono incremento di carico antropico così come definite
al punto 7. della D.G.R. n. 64-7417 del 07.04.2014.
Sono consentiti tutti
gli interventi tali da non costituire incremento di carico antropico: manutenzione
ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo senza cambio di
destinazione d’uso, adeguamento igienico-funzionale, ivi compresi ampliamenti fino
ad un massimo di 25 m2 purché non comportanti incrementi in pianta della sagoma
edilizia esistente, la sopraelevazione e la contestuale dismissione dei piani
terra ad uso abitativo, la demolizione.
Sono consentiti il
recupero dei piani terra dei fabbricati esistenti da destinarsi a locali accessori
come autorimesse, locali di sgombero, ricovero attrezzi ecc…ed i seguenti interventi
costituenti il modesto incremento del carico antropico:
1.
ristrutturazione edilizia anche con demolizione e ricostruzione senza
frazionamento;
2.
recupero funzionale di edifici o parti di edifici esistenti ad uso
residenziale, anche abbandonati, nel rispetto delle volumetrie esistenti;
3.
ampliamento degli edifici esistenti comportanti un aumento in pianta non superiore
al 20% per un massimo di 200 m3 e non costituenti una nuova unità abitativa;
4.
ampliamento in sopraelevazione;
5.
demolizione e ricostruzione o sostituzione edilizia con eventuali ampliamenti
non superiori al al 20% per un massimo di 200 m3 attraverso scelte progettuali
e tipologie costruttive volte a diminuire la vulnerabilità degli edifici rispetto
al fenomeno atteso,
a condizione che in fase
attuativa (richiesta del Permesso di Costruire), venga elaborato uno specifico
studio di compatibilità idraulica secondo metodologia approfondita in condizioni
di moto uniforme, vario o permanente a seconda dei casi, mirato a definire il
locale cronoprogramma delle opere di mitigazione delle eventuali potenziali
criticità. Il modesto incremento del carico antropico è vincolato alla
realizzazione degli interventi eventualmente previsti. Al riguardo, l’eliminazione
e/o la riduzione della pericolosità attraverso l’esecuzione delle eventuali
opere di riassetto territoriale, potrà avvenire solo a seguito di collaudo e di
relativa emissione di apposita certificazione attestante che gli interventi
eseguiti abbiano raggiunto l’obiettivo di minimizzazione del rischio ai fini
della fruibilità urbanistica, in accordo e nel pieno rispetto dei contenuti di
cui ai paragrafi 7.6 e 7.10 della NTE/99 della Circolare P.G.R. n. 7/LAP/96,
prevedendo, altresì, adeguato piano di manutenzione e periodico controllo nel
tempo degli stessi al fine di mantenerne l’efficienza.
Dovrà, comunque, essere
sottoscritta la dichiarazione liberatoria prevista dall'art. 18.7 delle Norme
di Attuazione del PAI (rinuncia al risarcimento in caso di danni a cose e/o a persone).
I locali interrati e
seminterrati non sono consentiti.
Classe IIIb4
Porzioni di territorio
caratterizzate da elementi di pericolosità e di rischio tali da imporre interventi
di riassetto territoriale di carattere pubblico, privato e/o consortile
individuati dal prolungamento dell’argine realizzato al piede della
circonvallazione Borgaro – Venaria Reale per una lunghezza pari a circa
ulteriori 200 m ca. parallelamente alla S.P. n. 10, fino a comprendere per
intero l’estensione del limite di progetto tra la Fascia B e la Fascia C del T.
Stura definito dal PAI (cfr. Tavola 2).
Sono ivi compresi, in
particolare, gli edifici isolati esistenti che si distribuiscono in frangia a
via America, nell’area compresa tra la Gora dei Mulini e la sponda sinistra del
T. Stura di Lanzo potenzialmente coinvolta dalla laminazione delle portate di
piena (tR = 20/50 anni) per riattivazione dei canali abbandonati dal corso
d’acqua (paleoalvei).
In assenza dell’attuazione del
suindicato cronoprogramma sono consentiti esclusivamente interventi di
manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre alla demolizione.
Anche a seguito della
realizzazione e del collaudo delle opere, associato alla relativa dichiarazione
di avvenuta minimizzazione del rischio, sono consentiti unicamente interventi e
trasformazioni tali da non costituire incremento di carico antropico:
manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo
senza cambio di destinazione d’uso, adeguamento igienico-funzionale, ivi
compresi ampliamenti fino ad un massimo di 25 m2 purché non comportanti
incrementi in pianta della sagoma edilizia esistente, recupero dei piani terra
dei fabbricati esistenti da destinarsi a locali accessori come autorimesse, locali
di sgombero, ricovero attrezzi ecc…, ampliamento in sopraelevazione senza la
creazione di nuove unità abitative.
I locali interrati e
seminterrati non sono consentiti.
Si allega di seguito la tabella
riassuntiva (predisposta sulla base degli indirizzi riportati al punto 7. della
parte II dell’Allegato A alla D.G.R. n. 64-7417 del 07/04/2014), nella quale sono
schematizzati gli interventi massimi consentiti per le aree in classe IIIb
relativamente alla destinazione residenziale, produttiva, commerciale,
artigianale ecc…, sia in assenza delle opere di riassetto territoriale
individuate dai cronoprogrammi di cui alle pagine precedenti, sia a seguito
della realizzazione e del collaudo delle stesse.
Tutte le aree incluse negli
ambiti di classe IIIb devono essere inserite nel Piano di Protezione Civile.
Per quanto concerne le
interferenze con la falda freatica, gli studi geologico-tecnici a supporto della
progettazione degli interventi edilizi dovranno accertare la soggiacenza del livello
piezometrico in corrispondenza del lotto edificatorio, individuando, altresì,
il trend di escursione stagionale.
In linea generale, i locali
interrati sono sempre consentiti per soggiacenze minime stagionali superiori a
3,5 m dal piano campagna.
I locali interrati non
sono consentiti quando la soggiacenza minima stagionale della superficie libera
è inferiore a 2,5 m da p.c.; per profondità minime stagionali del livello piezometrico
comprese tra 2,5 e 3,5 m, nel corso delle fasi esecutive della realizzazione
degli interrati si rende necessaria la depressione della falda freatica fino a
garantire un franco pari ad almeno 20 cm dal piano di imposta delle fondazioni;
quest’ultime, inoltre, andranno adeguatamente impermeabilizzate e protette da
un sistema di drenaggio profondo, volto a limitare gli effetti del dilavamento
della matrice fine dei sedimenti di appoggio delle strutture riconducibile
all’oscillazione stagionale del livello piezometrico.
I locali seminterrati
sono sempre consentiti per soggiacenze minime stagionali superiori a 2,5 m da
piano campagna. Non sono consentiti quando la soggiacenza minima stagionale della
falda freatica è inferiore a 1,5 m; per profondità minime stagionali del
livello piezometrico comprese tra 1,5 e 2,5 m, nel corso delle fasi esecutive
della realizzazione dei seminterrati si rende necessaria la depressione della
falda freatica fino a garantire un franco pari ad almeno 20 cm dal piano di
imposta delle fondazioni; quest’ultime, inoltre, andranno adeguatamente
impermeabilizzate e protette da un sistema di drenaggio profondo, volto a
limitare gli effetti del dilavamento della matrice fine dei sedimenti di appoggio
delle strutture riconducibile all’oscillazione stagionale del livello
piezometrico.
Considerazioni di carattere idrogeologico e
geotecnico conseguenti ad indagini specifiche di settore, hanno portato alla
formulazione di una zonizzazione del territorio comunale conformemente alle
prescrizioni della Circolare del Presidente della Giunta regionale n. 7/LAP
approvata in data 6 maggio 1996 - L.R. 5/12/77 e s.m.i., e all’introduzione di
specifiche tecniche per l'elaborazione degli studi geologici a supporto degli
strumenti urbanistici, suddividendo il territorio per aree omogenee dal punto
di vista della pericolosità geomorfologica e dell'idoneità all'utilizzazione
urbanistica.
Il quadro dello stato del territorio comunale
di Borgaro Torinese, sotto il profilo della sua pericolosità, è riportato in
Tavola 6.1-DEF.
Nella carta di sintesi vengono rappresentate
le problematiche connesse alla pericolosità geomorfologica rilevata e la
conseguente idoneità all’utilizzazione urbanistica delle porzioni di territorio
distinte.
Come è possibile osservare il territorio comunale di Borgaro T.
è stato suddiviso in 7 classi di idoneità all’utilizzazione urbanistica che
vengono di seguito elencate e commentate.
Dette aree, individuate nella Tavola 6.1-DEF e
6.2-DEF “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica ed idoneità
all’utilizzazione urbanistica” rispettivamente in scala 1:10.000 e 1:5.000,
sono definite come segue, in relazione ai criteri di classificazione contenuti
al capitolo 7 dell’Allegato A-DEF “Relazione geologica”:
- Classe
IIIc: porzioni di territorio già edificate ad alta pericolosità geomorfologica
e ad alto rischio, per le quali non è proponibile un’ulteriore utilizzazione urbanistica;
- Classe
IIIa: porzioni di territorio
caratterizzate da elementi di pericolosità e di rischio che le rendono inidonee
a nuovi insediamenti. In corrispondenza dei corsi d’acqua minori, fascia di
rispetto a carattere inedificabile.
- Classe
IIIb4: porzioni di territorio caratterizzate da elementi di
pericolosità e di rischio tali per cui anche a seguito della realizzazione di
opere di sistemazione indispensabili per la difesa dell’esistente, non sarà
possibile alcun incremento del carico antropico;
- Classe
IIIb3: fascia di rispetto del reticolo idrografico secondario in
aree già edificate;
- Classe
IIIb2: porzioni di territorio
caratterizzate da elementi di pericolosità e di rischio tali da imporre
interventi di riassetto territoriale di carattere pubblico, individuati in
particolare da:
a)
difese arginali (limite
di progetto tra le fasce B e C)
b)
ricalibratura dell’alveo
del Rio Mottone
A seguito della realizzazione delle opere saranno possibili
nuove edificazioni, ampliamenti o completamenti. Resta inteso che, nelle
porzioni di territorio comprese all’interno del P.S.F.F., in assenza di tali
interventi, si applicano le norme di indirizzo alla pianificazione urbanistica
individuate per territori della fascia B dagli artt. 30 e 39 delle N.d.A. del
P.A.I.;
- Classe
II: porzioni di territorio caratterizzate da elementi di pericolosità e rischio
moderati individuati da:
-
Classe IIa: problematiche di modesto allagamento
-
Classe IIb: problematiche legate ad oscillazioni della falda freatica sino
a quote prossime al piano di campagna
Non sussistono limitazioni all’uso urbanistico previa adozione
di accorgimenti tecnici tali da superare le problematiche di rischio,
realizzabili a livello di progetto esecutivo (ai sensi del D.M. 11/03/1988)
nell’ambito del singolo lotto edificatorio;
- Classe
I: porzioni di territorio caratterizzate da condizioni di pericolosità geomorfologica
tali da non imporre limitazioni alle scelte urbanistiche;
Per comodità le medesime aree sono state riportate negli
elaborati grafici di progetto del P.R.G.C. (tav. 1.2/1-Var.4, tav.
1.3.1a/b-Var.4, tav. 1.4/1-Var.4, tav. 1.3.a/b - Var.4, tav. 1.4. - Var.4) con
le seguenti dizioni:
- Classe
IIIc: aree edificate ad alta pericolosità geomorfologica e alto rischio – non
proponibile ulteriore utilizzazione urbanistica
- Classe
IIIa: aree a pericolosità geomorfologica e di rischio – non idonee a nuove
edificazioni
- Classe
IIIb4: aree edificate a pericolosità geomorfologica – non idonee
all’incremento del carico antropico anche a seguito della realizzazione delle
opere di sistemazione per la difesa dell’esistente
- Classe
IIIb3: fasce di rispetto del reticolo idrografico secondario in aree
già edificate
- Classe
IIIb2: aree edificate a
pericolosità gemorfologica da richiedere interventi di riassetto territoriale
di carattere pubblico
- Classe
IIb: aree a moderato rischio
dovuto a oscillazione della falda freatica
- Classe
IIa: aree a moderato rischio
dovuto a modesti allagamenti
- Classe
I: aree senza limitazioni per le scelte urbanistiche
Per ogni classe valgono le prescrizioni
geologico-tecniche e le limitazioni ai tipi di intervento ammissibili,
eventualmente condizionati alla realizzazione di opere di consolidamento/difesa
di iniziativa pubblica o privata, si rimanda alle indicazioni fornite nelle
prescrizioni di cui al capitolo 7 dell’Allegato A-DEF “Relazione geologica”, e
dell’Allegato A-1-DEF “Schede contenenti le prescrizioni di carattere geologico-tecniche
relative a ciascuna area di completamento, espansione e variante”.
A chiarimento e per una più chiara lettura di
quanto prescrittivamente contenuto nell’Allegato A-DEF, si richiamano di
seguito le prescrizioni geologico-tecniche inerenti le 7 classi in cui è stato
suddiviso il territorio comunale di Borgaro.
Classe IIIc: appartiene a questa classe la
porzione di territorio comunale in passato interessata dalla presenza di un
gruppo di edifici a ridosso della sponda orografica sinistra del Torrente Stura
di Lanzo, irrimediabilmente danneggiati nel corso dell’evento alluvionale del
mese di ottobre 2000. Le rilevanti condizioni di rischio geomorfologico
insistenti, determinano l’impossibilità di ulteriori utilizzi urbanistici.
Classe IIIa: appartengono a questa
classe:
Nel primo caso, gli elementi di pericolosità
geomorfologica in atto e di rischio potenziali rendono tali aree inidonee a
nuovi insediamenti. Come è possibile osservare dalla Tavola 6.1-DEF, infatti,
queste aree sono di stretta competenza, sia del sistema di drenaggio attuale
del T. Stura, sia di quello attualmente abbandonato ma potenzialmente
riattivabile da monte (località “C.na del
Porto”) a seguito di eventi di piena particolarmente intensi.
L’applicazione della classe IIIa è tale da
assumere un’estensione mai inferiore a
Nel secondo caso, la delimitazione delle fasce
di rispetto è stata condotta sulla base delle risultanze dei rilievi
geomorfologici condotti a terra e dei risultati delle verifiche idrauliche
(ESSEBI INGEGNERIA, cfr. Allegato B-DEF), definendo una fascia di tutela
assoluta a carattere inedificabile pari a
Classe IIIb4: appartiene a questa
classe la porzione di territorio comunale individuata dalla fascia di terreni
che, in località “Ponte Stura” tra il
confine comunale presente a Sud e la strada comunale che conduce al ponte
distrutto nel corso dell’evento alluvionale del 13÷16 ottobre 2000, si estende
per una larghezza pari a
Gli elementi di pericolosità e di rischio sono
tali per cui, anche a seguito della realizzazione di opere indispensabili per
la difesa del patrimonio esistente, non sarà possibile alcun incremento del
carico antropico.
Classe IIIb3: individua le fasce di
rispetto del reticolo idrografico secondario che si sviluppa lungo le porzioni
di territorio già edificate. Tali fasce, di estensione pari a
Classe IIIb2: appartengono a questa
classe:
Come è possibile osservare dalla Tavola
6.1-DEF, gli elementi di pericolosità morfologica individuati sono legati alla
potenziale riattivazione di vecchie linee di flusso del T. Stura a seguito di
tracimazioni, peraltro già verificatesi nel corso degli eventi alluvionali del
1993, 1994,
Tali interventi saranno individuati dalla
realizzazione di un argine in concomitanza con la circonvallazione di Venaria
Reale e Borgaro T.se, il cui sviluppo - ancora in fase di definizione - è
riportato sulla Tavola 6.1-DEF([1]).
In merito alla necessità di
realizzazione delle difese arginali ed all’efficacia delle stesse ai fini della
messa in sicurezza dei terreni posti all’interno della fascia fluviale C a
tergo del limite B di progetto, si sottolinea che i risultati delle verifiche
condotte sul territorio mostrano che dal punto di vista idraulico l’evento di
piena duecentennale (ma anche quello avente tempo di ritorno Tr =
500 anni, come si evince da analisi condotte per conto della Provincia di
Torino) viene smaltito dall’alveo inciso solo qualora, come già sottolineato
poco sopra, non siano innescati da monte paleoalvei che possono addurre nelle
zone in esame la portata da laminare. In effetti, la riduzione dell’altezza
delle sponde in località “C.na del Porto”
appare l’unico punto debole in corrispondenza del quale i processi di dinamica
fluviale possono riattivare le preesistenti linee di deflusso rilevate nel corso
delle indagini geologico - geomorfologiche.
Per tale ragione, anche se, come detto, in
condizioni normali la piena è sempre contenuta nell’alveo inciso, pur non
soddisfando in tutte le sezioni il franco previsto dalla normativa, è comunque
indispensabile che vengano realizzate opere in sinistra orografica laddove
l’Autorità di Bacino ha previsto la “B di progetto”.
In tal senso, l’areale a monte delle opere
previste per la realizzazione della strada tangenziale di Venaria Reale -
Borgaro T. diventa fascia C ai sensi del P.S.F.F. Autorità di Bacino del Fiume
Po ad interventi eseguiti e necessariamente collaudati ex art. 28 delle Norme
di Attuazione del PAI.
Sulla base delle suesposte considerazioni
appare evidente che la realizzazione degli interventi di riassetto territoriale
individuati, nel caso specifico, da difese arginali consente non soltanto di
mettere in sicurezza il patrimonio edificato e le attività già presenti, ma
anche di favorire le esigenze di sviluppo urbanistico dell’Amministrazione Comunale
previste all’interno dell’areale individuato in carta di sintesi in classe IIIb2.
A tale riguardo si sottolinea che tale porzione di territorio non può venire
considerata come “esteso settore inedificato” in quanto sede di numerose
attività produttive. In tal senso, si è ritenuto opportuno, sulla base delle
suesposte risultanze delle verifiche morfologico - idrauliche, non inserire
singole aree attualmente non edificate in classe IIIa in quanto eccessivamente
vincolante per porzioni di territorio che saranno comprese in fascia C una
volta realizzata e collaudata l’arginatura in progetto lungo il limite di
progetto tra la fascia B e la fascia C;
A seguito della realizzazione delle opere di
cui si è detto ai punti 1. e 2. saranno possibili nuove edificazioni,
ampliamenti o completamenti nelle porzioni di territorio classificate in classe
IIIb2.
Per quanto riguarda i terreni posti tra il
limite esterno della fascia C ed il limite B di progetto per i quali si è
proposta la classificazione in classe IIIb2, resta inteso che, in
assenza degli interventi di riassetto territoriale previsti in progetto, si
applicano le norme di indirizzo alla pianificazione urbanistica individuate per
i territori della fascia B dagli articoli 30 e 39 delle N.d.A. del P.A.I..
Si sottolinea, infine, che, in riferimento al
punto 2., una volta eseguita la ricalibratura dell’alveo del Rio Mottone dovrà comunque
essere garantita una fascia di rispetto dal corso d’acqua non inferiore a
Classe II: le porzioni di territorio comunale
classificate all’interno della classe II mostrano elementi di moderata
pericolosità geomorfologica ma tra loro disgiunti, pertanto, si è resa la
necessità di distinguere due sottoclassi specifiche:
a) alle porzioni di
territorio che si estendono ad Est del rilevato ferroviario Torino-Ceres
interessate dagli elementi di criticità emersi dall’analisi del reticolato
idrografico superficiale secondario;
b) alle aree ricadenti
all’interno del P.S.F.F. per le quali è stato proposto l’inserimento in classe
II. In particolare, si tratta di località “C.na
Formiche” (inserita all’interno della fascia C) e della porzione di
territorio ricadente tra il limite esterno della fascia C ed il limite B di
progetto presente immediatamente ad Ovest del rilevato ferroviario Torino -
Ceres.
Nel primo caso (località
“C.na Formiche”), la porzione di
territorio non appare caratterizzata da una pericolosità geomorfologica elevata
dal momento che è soltanto marginalmente interessata dalle linee di deflusso
abbandonate, ma potenzialmente riattivabili, del T. Stura. Ciò, accanto al
fatto che immediatamente a monte delle aree in questione esiste una depressione
morfologica di origine antropica, fa sì che, allo stato attuale, in caso di
onde di piena provenienti da monte si registrino solamente limitati fenomeni di
laminazione.
Va detto, tuttavia, che
la classificazione in classe II proposta va vista, sia alla luce del fatto che
l’area in questione si colloca all’interno della fascia C del P.S.F.F., sia
tenendo conto dei risultati delle verifiche idrauliche condotte nel corso delle
indagini più volte richiamati. Si consideri, infine, che la prevista
realizzazione dell’arginatura lungo il limite di progetto tra la fascia B e la
fascia C è in grado di eliminare il rischio di riattivazione delle linee di
deflusso idraulico preesistenti in località “C.na del Porto”, nonché di “chiudere” trasversalmente (cfr. Tavola
6.1-DEF) località “C.na Formiche”
rispetto a qualsivoglia fenomenologia di laminazione delle portate al colmo eventualmente
proveniente da monte.
Per quanto riguarda la
porzione d’area compresa all’interno della fascia C a tergo del limite B di
progetto per la quale si è proposta la classificazione in classe II, si torna a
sottolineare che la stessa risulterà estranea ai processi di dinamica fluviale
una volta realizzate le difese arginali in concomitanza con la costruzione
della strada tangenziale di Venaria Reale - Borgaro T.; alla luce, pertanto,
della sostanziale eliminazione del rischio di attivazione delle linee di
deflusso preesistenti in corrispondenza di località “C.na del Porto”, la classe II risulta ampiamente compatibile con le
condizioni di rischio residuo.
Si sottolinea, inoltre,
che la porzione di territorio in questione mostra elementi di moderata
pericolosità geomorfologica legati al fatto che la stessa non è direttamente
interessata da linee di deflusso abbandonate, ma potenzialmente riattivabili,
del T. Stura e che si colloca a quote topograficamente più elevate rispetto
all’ipotetica direzione di propagazione di un’onda di piena riattivata da
località “C.na del Porto” dovuta alla
presenza dell’adiacente depressione di origine antropica.
All’interno delle aree ricadenti in classe II
non si segnalano limitazioni all’uso urbanistico, previa l’adozione di
accorgimenti tecnici tali da superare le problematiche di rischio sopra
descritte, realizzabili a livello di progetto esecutivo nell’ambito del singolo
lotto edificatorio (cfr. Allegato A-1-DEF).
A tale riguardo, si sottolinea, tuttavia, che
all’interno delle porzioni di territorio inserite in classe IIb
(problematiche legate ad oscillazioni della superficie libera fino a quote
prossime al piano campagna), non sono consentiti piccoli interventi sottofalda,
quali interrati e seminterrati di tipo privato (cfr. Allegato A-1-DEF), in
quanto, in un rapporto costi-benefici, l’installazione di opere per la
mitigazione del rischio o di interventi strutturali di protezione risultano ad
elevato costo di manutenzione. Sono altresì consentiti interventi nell’ambito
di opere pubbliche non altrimenti localizzabili, previa adozione di specifiche
tecnologie in grado di risolvere l’interferenza con la falda freatica con
adeguati margini di sicurezza.
Per i territori in classe II compresi
all’interno del P.S.F.F. valgono le norme tecniche di cui alla Circolare P.G.R.
n. 8/PET dell’8 luglio 1999 (cfr. Allegato A-1-DEF).
Classe I: appartengono a questa classe le
porzioni di territorio caratterizzate da assenza di elementi di dissesto e di
rischio, tali da non imporre limitazioni all’utilizzazione urbanistica. Non si segnalano, pertanto, particolari regimi vincolistici,
fatta eccezione per quanto riguarda le possibili interferenze tra la realizzazione
di locali interrati e seminterrati e la falda freatica, secondo quanto
riportato più avanti. Si segnala la necessità di realizzare un’efficace rete di
regimazione delle acque di precipitazione meteorica.
Per alcune aree appartenenti al territorio del
comune di Borgaro, classificate come completamento, espansione e variante, sono
state redatte delle schede di approfondimento geomorfologico (Allegato
A-1-DEF), in cui sono esposte prescrizioni specifiche per le singole aree, a
completamento e limitazione delle indicazioni normative relative agli
interventi edilizi consentiti per la specifica destinazione d’uso e classe di
pericolosità geomorfologica dell’area in oggetto.
Fermo restando le prescrizioni specifiche per
le aree ricadenti all’interno delle fasce del P.S.F.F., in cui si vieta la
realizzazione di locali interrati e seminterrati (Circolare P.G.R. n. 8/PET del
08/07/1999), e quelle relative alle singole classi di pericolosità
geomorfologica, per quanto riguarda le interferenze con la falda freatica si
segnala quanto segue:
-
la realizzazione di locali interrati non è consentita per
soggiacenze del livello piezometrico inferiori ai
-
la realizzazione di locali seminterrati non è consentita per
soggiacenze del livello piezometrico inferiori ai
In entrambi in casi suesposti si sottolinea
che la soggiacenza della falda freatica andrà comunque accertata in sede di
progettazione degli interventi all’interno dei singoli lotti edificatori, in
quanto le condizioni rilevate nel corso della I e II fase di indagine si riferiscono
al mese di giugno 2001.
Infine, si ritiene opportuna per ogni intervento in progetto la
verifica puntuale delle condizioni litostratigrafiche delle aree che verranno
caratterizzate da nuovi insediamenti, al fine di dimensionare le opere di
fondazione in rapporto alla locale capacità portante del terreno, in
riferimento a quanto disposto dal D.M. 11.03.1988.
[1]
Per quanto riguarda la valutazione del rischio degli insediamenti esistenti
(art. 31, comma 5 delle N.d.A. del P.A.I.), nonché le specifiche tecniche
generali previste per la realizzazione dell’argine in progetto, si rimanda
all’Allegato B-DEF.