ART. 20 bis CLASSI
DI PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA E DI IDONEITA’ ALL’UTILIZZAZIONE URBANISTICA
Il
P.R.G.C. individua nelle tavole 3 EST e 3 OVEST e nell’elaborato geologico:
tav. G.7 “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dell’idoneità
all’utilizzazione urbanistica” le aree in cui le condizioni idrogeomorfologiche
impongono limitazioni agli interventi consentiti dalle presenti norme e
precisamente:
CLASSE I Pericolosità
geomorfologica Porzioni di territorio da leggermente ondulate a
pianeggianti caratterizzate da terreni con buone caratteristiche geotecniche
come dato generale ed in cui la soggiacenza della
falda è posta ad almeno –5 m dal piano campagna. Idoneità all’utilizzazione
urbanistica “Porzioni di territorio dove le condizioni di pericolosità
geomorfologica sono tali da non porre limitazioni alle scelte urbanistiche. Gli
interventi, sia pubblici che privati, sono di norma consentiti nel rispetto
delle prescrizioni del D.M. 11.03.1988”. Circolare P.G.R. 8 Maggio 1996 n.
7/LAP. Aspetti prescrittivi L’appartenenza di una qualsiasi area alla
classe I non esime il progettista da tutte le verifiche necessarie ad
evidenziare eventuali pericolosità alla scala locale, ottemperando a quanto
prescritto dal D.M. 14.01.2008 ed adottando le eventuali soluzioni tecniche
atte a superare le limitazioni.
CLASSE II Pericolosità
geomorfologica Sottoclasse IIa Porzioni di
territorio caratterizzate da:
.
• difficoltà di drenaggio delle acque
meteoriche dovuta principalmente alle caratteristiche di bassa permeabilità del
terreno;
.
• soggiacenza
della falda idrica superficiale da subaffiorante a –5
m dal piano campagna;
.
• terreni con mediocri caratteristiche
geotecniche come dato generale;
.
• modesti allagamenti a seguito di
precipitazioni meteoriche di una certa entità o di insufficienza
della rete di drenaggio
superficiale (bassa energia e battente idrico ridotto). Sottoclasse IIb Porzioni di territorio con caratteristiche analoghe a
quelle inserite nella precedente classe IIa, ma con soggiacenza della falda idrica superficiale a profondità
generalmente maggiore di –5 m da p.c.. Idoneità all’utilizzazione
urbanistica “Porzioni di territorio nelle quali le condizioni di moderata
pericolosità geomorfologica possono essere agevolmente superate attraverso
l’adozione ed il rispetto di accorgimenti tecnici esplicitati a livello di
norme di attuazione ispirate al D.M. 11.03.88, realizzabili a livello di
progetto esecutivo esclusivamente nell’ambito del singolo lotto edificatorio o
dell’intorno significativo circostante.
Tali interventi
non dovranno in alcun modo incidere negativamente sulle aree limitrofe, né
condizionare la propensione all’edificabilità”. Circolare P.G.R. 8 Maggio 1996
n. 7/LAP.
Aspetti prescrittivi L’utilizzazione
urbanistica di queste aree deve essere subordinata all’esecuzione di uno studio
geologico, geotecnico e sismico ai sensi del D.M. 14.01.2008, supportato da
specifiche indagini geognostiche, che accertino nel dettaglio:
.
• le caratteristiche geotecniche dei
terreni di posa delle fondazioni;
.
• la soggiacenza
della falda freatica e la sua massima escursione stagionale che può rendere
sconsigliabile o addirittura vietare la realizzazione di locali interrati. I
piani interrati dovranno comunque mantenere un franco di 1 m rispetto al
livello di massima escursione della falda idrica superficiale, appositamente
determinata nello studio geologico di dettaglio;
.
• in via cautelativa, tenuto conto che
la modellazione numerica utilizzata per le simulazioni e le valutazioni
idrauliche sul reticolo idrografico minore in ambiti territoriali fortemente
antropizzati risente comunque di un grado di incertezza e di approssimazione
derivanti dalle condizioni al contorno che delimitano le ipotesi e i dati di
input impiegati nei codici di calcolo, qualsiasi intervento di nuova
edificazione e di ampliamento prospicente le aree coinvolte dai dissesti areali
segnalati o incluso nelle aree a bassa probabilità di inondazione (EmA), oppure, situato in prossimità dei settori
perifluviali dei corsi d’acqua appartenente alla rete idrografica minore
(compreso i rii ed i principali canali non classificati e/o aventi sedime non
demaniale, ancorché intubati), dovrà essere supportato, a livello di singolo
permesso di costruire, anche da uno specifico studio idraulico di dettaglio
del/i corso/i d’acqua eventualmente interessato/i, ove non espressamente
riconducibile alle verifiche delle tratte d’alveo e delle sezioni di deflusso
che corredano gli elaborati geologici esaminati, da effettuarsi secondo i
criteri dell’analisi approfondita atto a verificare, con opportuna cautela, la
capacità di convogliamento delle sezioni d'alveo, utilizzando parametri di
scabrezza reali, tenuto conto altresì, della presenza di eventuali manufatti di
attraversamento, intubamenti e/o di altre criticità idrauliche che potrebbero
costituire pregiudizio per le possibilità edificatorie della zona prescelta. Lo
studio dovrà inoltre accertare la disposizione degli arredi urbani
(disposizione degli accessi, presenza di rampe e cortili, marciapiedi, ecc.) al
fine di prescrivere gli opportuni accorgimenti costruttivi/realizzativi (es.
eliminazione delle aree depresse rispetto alla quota media della rete stradale,
eliminazione delle aperture a livello del piano stradale, ecc.) atti a ridurre
la pericolosità dei fenomeni legati al ruscellamento lungo le strade e nei
lotti confinanti. Per le aree in cui lo specifico studio idraulico di dettaglio
evidenzi la presenza, soprattutto in prossimità delle aree abitate, di
criticità idrauliche che potrebbero costituire pregiudizio ai fini delle
possibilità edificatorie delle aree stesse e per le quali necessitano
interventi di difesa e/o opere più estensive di riassetto idraulico, occorre
preventivamente prevedere, in ogni caso, l'esecuzione di opportuni ed adeguati
lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del reticolo idrografico
minore insistente nel contorno delle aree medesime, predisponendo altresì, ove
necessario, appropriate opere di regimazione delle acque superficiali
finalizzate alla riorganizzazione ed alla corretta officiosità idraulica della
rete idrica interessata. In ogni caso dovrà essere garantito lo smaltimento
delle acque meteoriche scolanti dal/i bacino/i idrografico/i afferente/i;
.
• la propensione dell’area a fenomeni di
ristagno idrico superficiale o modesti allagamenti;
.
• le condizioni di drenaggio e
smaltimento delle acque superficiali;
.
• la pericolosità sismica locale con
particolare attenzione alla eventuale presenza di terreni
suscettibili a
fenomeni di liquefazione. Gli eventuali interventi di salvaguardia che si
rendessero necessari, non dovranno in alcun modo incidere negativamente sulle
aree limitrofe, né condizionare la propensione all’edificabilità.
Negli atti
progettuali, funzionali alle nuove edificazioni, dovranno essere chiaramente
indicate le metodologie di smaltimento delle acque di gronda e il recettore
finale delle tubazioni e canalizzazioni di scarico delle acque reflue.
CLASSE IIIa Pericolosità
geomorfologica Porzioni di territorio inedificate che presentano caratteri
geomorfologici o idrogeologici che le rendono inidonee a nuovi insediamenti.
Tale classe comprende:
.
• le porzioni di
territorio inedificate ricadenti in fascia A e B;
.
• le fasce di
pertinenza del Rio Sangonetto e della rete di canali
che costituiscono il reticolo
idrografico
secondario. Idoneità all’utilizzazione urbanistica “Porzioni di
territorio inedificate che presentano caratteri geomorfologici e idrogeologici
che le rendono inidonee a nuovi insediamenti”. Circolare P.G.R. 8 Maggio 1996
n. 7/LAP. In tale classe ricadono le fasce di rispetto del reticolo idrografico
secondario pari a 25 metri (L.R. 56 del 1977, art. 29) 10 metri (R.D. 523 del
1904, art. 96) e 5 metri (art. 14 della NA del PAI). In tali fasce sono ammesse
le utilizzazioni di cui al 3° comma dello stesso art. 29 e quelle di cui all’art.
31 della L.R. 56/77. Aspetti prescrittivi Divieto all’edificazione. Per
le opere infrastrutturali di interesse pubblico non altrimenti localizzabili
vale quanto già indicato all’art. 31 della L.R. 56/77.
CLASSE IIIb Pericolosità
geomorfologica Porzioni di territorio edificate nelle quali gli elementi di
pericolosità geologica e di rischio sono tali da imporre in ogni caso
interventi di riassetto territoriale di carattere pubblico a tutela del
patrimonio urbanistico esistente. Sottoclasse IIIb2 Porzioni di territorio
edificate potenzialmente soggette a dinamica idraulica. Sottoclasse IIIb3
Porzioni di territorio edificate potenzialmente soggette a dinamica idraulica
e/o ricadenti nelle fasce di rispetto dei corsi d’acqua. Idoneità
all’utilizzazione urbanistica “Porzioni di territorio edificate nelle quali
gli elementi di pericolosità geologica e di rischio sono tali da imporre in
ogni caso interventi di riassetto territoriale di carattere pubblico a tutela
del patrimonio urbanistico esistente. In assenza di tali interventi di
riassetto saranno consentite solo trasformazioni che non aumentino il carico
antropico. Per le opere di interesse pubblico non altrimenti localizzabili vale
quanto previsto all’art. 31 della L.R. 56/77”. Circ. P.G.R. n. 7/LAP/96. Aspetti
prescrittivi Sottoclasse IIIb2 A seguito della realizzazione e collaudo
degli interventi di difesa già realizzati o di futura realizzazione sarà
consentito procedere a nuove edificazioni, ampliamenti o completamenti del
tessuto edificato esistente comportanti anche aumento del carico insediativo,
fermo restando la necessità di verificare costantemente la funzionalità e
l’efficacia delle opere di difesa realizzate. Fino alla realizzazione delle
opere di bonifica idraulica volte alla minimizzazione o eliminazione della
pericolosità, in relazione al patrimonio edilizio esistente saranno consentiti
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento
conservativo, ristrutturazione
edilizia anche con
modesti ampliamenti, volti al miglioramento delle attuali condizioni abitative,
che non comportino un significativo aumento del carico insediativo.
Per le aree inserite in questa sottoclasse valgono tutti gli aspetti
prescrittivi elencati per le
sottoclassi IIa e IIb.
Sottoclasse IIIb3
A seguito della realizzazione delle opere sarà possibile solo un modesto
incremento del carico
antropico. Da escludersi nuove unità abitative e completamenti.
Aspetti prescrittivi di carattere
generale validi per tutte le classi e sottoclassi
.
• le fasce di rispetto individuate lungo
la rete idrografica secondaria e rappresentate in Tav. G.7 sono da intendersi
di assoluta inedificabilità;
• qualora risultassero delle differenze
tra l’andamento dei corsi d’acqua demaniali, così come riportati sulle carte
catastali, rispetto all’attuale percorso planimetrico, resta inteso che le
fasce di rispetto, ai sensi del RD n. 523/1904, si applicheranno all’alveo
attivo delimitato dai cigli superiori di sponda, rimanendo di proprietà
demaniale l’alveo eventualmente abbandonato ai sensi e per gli effetti della L.
n. 37/1994, nonché in ragione dell’articolo 32, comma 3, titolo II delle Norme
di Attuazione del PAI;
• ove le tracce dei canali privati e/o
abbandonati, presenti nella carta della dinamica fluviale versione marzo 2004,
oggi ritenuti dismessi a seguito di interventi edilizi, siano riconducibili,
sulla base di specifici studi idraulici e/o di accurati rilievi
morfo-topografici della zona, a depressioni morfologiche/elementi idrologici di
displuvio preferenziale caratterizzati da drenaggio significativo delle acque
di corrivazione, s’intende inserita, ai suddetti elementi, una fascia di
rispetto di almeno 5 m per sponda, al fine di tutelarne la funzionalità
idraulica a cui assolvono, fatte salve eventuali condizioni più restrittive in
presenza di criticità idrauliche puntuali e/o di processi areali più diffusi
risultanti dall’approfondimento degli studi effettuati a scala locale;
.
• l’eliminazione e/o la riduzione della
pericolosità attraverso l’esecuzione di interventi di riassetto territoriale,
che consentano la realizzazione di nuove opere e nuove costruzioni nelle aree
ricadenti in classe IIIb2, potrà avvenire solo a seguito di collaudo e di
relativa emissione di apposita certificazione attestante che gli interventi eseguiti
abbiano raggiunto l’obiettivo di minimizzazione del rischio, ai fini della
fruibilità urbanistica, delle aree interessate da eventuali previsioni di
piano, in accordo e nel pieno rispetto dei contenuti di cui ai paragrafi 7.6 e
7.10 della NTE/99 della Circ. PGR n. 7/LAP/96;
.
• dovranno essere integralmente
rispettate le indicazioni contenute negli studi geologici;
.
• dovrà essere garantita costantemente
la pulizia e la manutenzione degli alvei dei corsi d’acqua, naturali o
artificiali, pubblici o privati, limitrofi agli interventi previsti,
verificando le sezioni di deflusso, soprattutto per i tratti d’alveo intubati,
adeguando quelle insufficienti;
.
• nelle zone acclivi o poste alla base
di ripidi versanti una particolare attenzione dovrà essere posta nella
regimazione delle acque superficiali che andranno captate, regimate e
convogliate in impluvi naturali; dovrà essere costantemente garantita la
manutenzione di eventuali muretti a secco limitrofi agli insediamenti previsti
verificando il loro stato di conservazione;
.
• qualora siano necessari sbancamenti di
scarpate e/o riporti di materiale, gli stessi dovranno essere sostenuti e
drenati al fine di garantire, a breve ed a lungo termine, la stabilità dei
pendii;
.
• nel caso siano presenti scarpate limitrofe
a nuovi insediamenti in progetto, dovranno essere garantite adeguate fasce di
rispetto (non inferiori all’altezza delle scarpate) dall’orlo della stessa;
.
• non dovranno essere ammessi nuovi
insediamenti edificatori interrati nelle zone di pianura al di sotto della
quota di massima escursione della falda;
.
• il ricorso all’innalzamento
artificiale del p.c., al fine di evitare possibili coinvolgimenti dei nuovi
manufatti in fenomeni di inondazione, è permesso qualora sia accertato che tale
intervento non
provochi
innalzamenti anomali del livello idrico nel corso di eventi di piena tali da
provocare maggiori danni nelle aree adiacenti;
.
• in base alla Circolare 8/Pet “Adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al
Piano Stralcio delle Fasce Pluviali” dell’8 luglio 1999 gli ambiti delle fasce
A, B e C dovranno obbligatoriamente rientrare nel “Piano di Protezione Civile”
redatto a cura dell’Amministrazione Comunale, ex legge 225/1992;
.
• le norme associate ai dissesti lungo
la rete idrografica minore devono essere in ogni caso conformi ai disposti
delle Norme di Attuazione del PAI;
.
• con riferimento al P.A.I., si
richiamano, per rigoroso rispetto, i disposti di cui all’art. 18, comma 7,
delle Norme di Attuazione del P.A.I. stesso;
.
• si ricordano le prescrizioni del DM
14/01/2008 “Norme tecniche per le costruzioni”, evidenziando l’obbligatorietà
di tali norme che “si applicano a tutte le opere pubbliche e private da
realizzare nel territorio della Repubblica”.