L'Abaco degli
interventi nel Centro Storico di Canelli nasce con la funzione di orientare gli
interventi nelle aree urbane di tipo A del Piano Regolatore Generale.
Il Piano Regolatore
Generale ripartisce infatti l'area di tipo A costituita dal Centro Storico e da
gruppi di fabbricati ad esso limitrofi, in sub-aree caratterizzate da tipologie
architettoniche ed urbanistiche proprie; le sub-aree sono a loro volta divise
in zone di recupero comprendenti gruppi di edifici urbanisticamente o
architettonicamente omogenei.
Il Piano Regolatore
nelle sue norme di attuazione e nelle sue schede d'intervento norma, dal punto
di vista tecnico-urbanistico, gli interventi, indicando le unità d'intervento e
le varie tipologie di trasformazione ammesse, sulla base delle categorie
d'intervento previste dall'articolo 13 della legge regionale urbanistica.
Nella concreta
attuazione e gestione del piano si è però posto il problema di dare dei
contenuti più marcatamente architettonici alle norme e in particolare più
puntuali in relazione alla valorizzazione dell'ambiente edificato esistente.
E' nata da queste
esigenze e considerazioni la proposta di un abaco, cioè di un elenco numerato
con riferimenti cartografici precisi ai fabbricati esistenti e con
l'indicazione, per ciascun complesso edificato, delle possibili finalità e dei
contenuti dell'intervento dal punto di vista architettonico e del disegno
urbano.
L'Abaco non si propone
quindi come variante alle norme di attuazione e alle previsioni cartografiche
del Piano Regolatore, ma piuttosto come strumento di riferimento per proporre,
nell'ambito delle norme vigenti, modalità d'intervento e attenzioni
architettoniche che uno strumento urbanistico classico, per quanto analitico, non
può offrire.
L'Abaco è uno strumento
dell'amministrazione comunale e, in particolare, dei suoi organi tecnici (la
commissione igienico edilizia e l'ufficio tecnico) per orientare in modo
unitario gli interventi di recupero; la sua finalità è infatti quella di
offrire un sistema di indicazioni di attenzione a particolari elementi
tipologici, costruttivi, urbanistici per il loro valore nell'ambito di un
contesto, elementi che potrebbero altrimenti sfuggire nella lettura e
nell'esame dei singoli interventi, con la conseguenza di permettere interventi
di recupero normativamente corretti e coerenti con il Piano Regolatore, ma
contemporaneamente incoerenti con la qualità e la tipologia del tessuto urbano
circostante.
L'Abaco è articolato su
una serie di schede, numericamente corrispondenti ai complessi edificati del
Centro Storico identificati in una serie di cartografie di dettaglio in scala
1/1.000.
Ogni scheda riassume
brevemente le caratteristiche salienti del complesso edificato dal punto di
vista della localizzazione, della destinazione e della tipologia in modo da
consentirne l'identificazione.
Le schede rinviano, per
la definizione normativa degli interventi ammessi alle cartografie e norme di
attuazione del Piano Regolatore Generale con particolari riferimenti alle
"schede d'intervento" allegate alle norme di attuazione.
La schede precisano
inoltre, per ogni complesso edificato, una serie di orientamenti tipologici
entro cui attuare le trasformazioni consentite, dal punto di vista del riuso
dei volumi, della loro sistemazione e, infine, indica quali elementi
costruttivi ovvero distributivi degli edifici vadano prioritariamente
salvaguardati, riprodotti o restaurati, nell'ambito sempre di quanto consentito
dalla normativa di piano.
Il metodo è quello di
identificare per gli ambiti edificati o sub-aree, il sistema di caratteristiche
architettoniche od urbanistiche che le qualificano.
Alla radice di questa
scelta vi è la tendenza ad identificare, per ogni comparto edificato un sistema
o più sistemi di costruzione o di ristrutturazione su antichi impianti,
storicamente coevi, connotati da caratteristiche compositive e decorative
comuni che possono costituire una chiave di lettura unitaria dell'ambiente
urbano e la cui valorizzazione è elemento di qualità dell'ambiente stesso.
La previsione di
prescrizioni o indicazioni volte mantenere, restaurare o riprodurre particolari
elementi costruttivi si inserisce appunto in questa logica e la sua motivazione
ne è appunto la ricorrenza; il singolo intervento di conservazione o ripristino
di un elemento costruttivo o di una tipologia, per quanto pregevole,
rappresenta infatti semplicemente episodio, con il rischio di rimanere senza
significato, se non inserito in una regia più ampia.
L'utilizzazione dell'Abaco
va pertanto prevista come sistema di verifica, di indirizzo e di guida per
tutti gli interventi di recupero a partire dai grandi interventi di
ristrutturazione edilizia fino ai più modesti interventi di manutenzione di
facciate o di loro parti
L'Abaco si popone di
ritrovare e ricostruire alcuni elementi di linguaggio comune, capaci di
migliorare la qualità degli interventi proprio per la loro ricorrenza
proponendo un metodo per ritrovare delle unitarietà dell'ambiente urbano che
gli interventi degli ultimi decenni hanno spesso frantumato.
La scelta degli
elementi connotanti i vari contesti urbani risponde a requisiti innanzi tutto
di "visibilità" (le tipologie degli affacci verso le pubbliche vie),
ma anche a requisiti di percettibilità ambientale più articolati e complessi
(le tipologie planovolumetriche più significative, collegate a funzioni o modi
di utilizzare gli spazi edificati) che vengono evidenziate nelle varie schede.
Le schede evidenziano
inoltre, là dove presenti, le più visibili incongruenze con la tipologia del
tessuto edificato e ne suggeriscono l'eliminazione, la sostituzione o la
correzione nell'ambito dei possibili interventi di recupero, al fine di
affiancare all'azione di valorizzazione degli elementi qualitativi di maggior
pregio delle architetture del centro urbano una parallela azione di
"ripulitura" e di omogeneizzazione rispetto a tipi di interventi più
recenti, anche minori, che hanno generato vere e proprie stratificazioni di
superfetazioni ed elementi architettonici incongruenti.
Anche in questo caso
l'elemento "fondante" dell'Abaco e delle varie schede consiste nel
sostituire alla generica dizione normativa che prescrive l'eliminazione delle
superfetazioni una loro più puntuale e localizzata identificazione sempre con lo
scopo di dare sistematicità a questo tipo di azione rendendola ricorrente in
tutti gli interventi di recupero, sia che si tratti di rilevanti interventi di
ristrutturazione, sia che si tratti di modeste autorizzazioni per la
manutenzione.
Nelle singole schede è
presente infine una dizione connessa alle prescrizioni cromatiche in caso di
ritinteggi degli edifici.
Va fatto riferimento,
per quanto riguarda questa casella delle schede che viene lasciata in bianco,
al piano del colore fatto redigere, parallelamente al presente strumento, dal
Comune di Canelli; le schede precisano invece, ove presenti e in quanto
implicanti le caratteristiche architettoniche degli edifici, le opportunità di
ricorrere a tinteggi in bicromia o policromia della facciate.
Le aree urbanistiche in
cui il Piano Regolatore divide il Centro Storico e che l'Abaco riproduce come
sistema di ripartizione corrispondono in parte alle grandi aree tematiche
proprie del Centro Storico di Canelli che può essere, se pur indicativamente,
suddiviso in tre grandi comparti: il castello fortificato (Villanuova), il
borgo, le case dei vini.
La suddivisione, per
quanto indicativa, corrisponde a una vera e propria suddivisone di funzioni
originariamente diverse, ed è legata a strutture sociali, momenti storici e
tecniche costruttive diverse.
Come ogni suddivisione
di ambiente edificato creatasi nel tempo le divisioni, per quanto leggibili per
contrasto nei punti di maggior qualificazione di ogni ambiente, non hanno tra
di loro confini "rigidi" e nei loro punti d'incontro si mescolano
generando sovrapposizioni e contaminazioni architettoniche e stilistiche.
Il castello fortificato
corrisponde all'originario impianto di fortificazione, presumibilmente
all'apice della collina di Villanuova, indicativamente nella posizione
dell'attuale castello, ma articolato ed esteso nelle sue opere fortificate a
gran parte del versante sudorientale della collina.
L'impianto urbanistico
della collina di Villanuova, proprio di una struttura fortificata con caseforti
e palazzi nobiliari, risale probabilmente al XII secolo, ma viene molto
profondamente rimaneggiato già nel XV e XVI secolo allorquando diventa rione di
residenza della popolazione "comune" e poi ancora in epoca
sette-ottocentesca, fino ai giorni nostri.
Ne risulta un sistema
edificato in cui l'assetto di monumentalità urbanistica connesso all'andamento
dei viottoli a serpentina, al posizionamento dei vari corpi edificati e al loro
scalarsi lungo la collina, alla visibilità degli spazi liberi a verde e
giardino tra i gruppi di case arressati fa premio rispetto alla rilevanza dei
singoli edifici, che solo in alcuni casi e nella parte più alta della collina
hanno qualità di monumentalità architettonica intrinseca.
Nasce di qui
l'esigenza, già individuata dal Piano Regolatore Generale e riproposta in modo
più analitico dall'Abaco, di valorizzare elementi costruttivi e assetti
edificati con caratteristiche ambientali generali, quali i terrazzamenti,
l'edificazione a piani sfalsati, l'andamento della viabilità, i vecchi muri di
sostegno e controterra, l'uso della pietra come concio murario a testimoniare
gli impianti edificati più antichi.
Si presenta al contempo
l'esigenza di attenuare l'effetto di elementi costruttivi incongruenti di forte
visibilità e di superfetazioni che proprio per l'andamento scalare a dislivello
dell'edificazione hanno maggior visibilità e maggior rilevanza e che le schede
dell'Abaco individuano e di cui suggeriscono l'eliminazione o la modificazione.
Si pone infine il
problema di mantenere e valorizzare tipologie tra di loro non sempre coerenti
che vanno dagli insediamenti "aulici" di stile barocco delle zone più
alte a quelli più popolari di vecchio impianto agricolo che segnano lo
sfrangiarsi dell'edificazione verso nord fino a quelli di recente edificazione
che, in una malintesa ricerca di culture architettoniche "di alta
collina", propongono elementi costruttivi propri delle baite o degli
chalet alpini.
In questa articolata
tessitura risaltano come elementi di riferimento, tali da suggerire una lettura
in chiave settecentesca dell'intero insediamento, il castello, e le chiese
barocche di San Rocco, san Leonardo, San Tommaso e dell'Annunziata, le ultime
due costituenti elemento di cerniera insieme con la settecentesca casa Cornaro,
con il borgo.
Il borgo è costituito
dalla parte di Centro Storico che dalle ultime pendici della collina di
Villanuova degrada verso il piano della via Roma e del sistema di piazze
centrali della città.
Nella parte più alta
prevalgono le edificazioni di impianto sei-settecentesco mentre via via che si
scende lungo i gradoni delineati dalla via Rosmini, dalla via Palestro e dalla
via Massimo d'Azeglio si evidenziano sempre più tipologie di edificazione
ottocentesche culminanti con la sede municipale (ex palazzo Anfossi) e con un
pregevole edificio ottocentesco nella via Massimo d'Azeglio.
Le destinazioni sono
evidentemente quelle di un'edilizia borghese o popolare nata con funzioni miste
di residenza ai piani superiori e botteghe, magazzini e officine ai piani
terreni; permangono leggibili, in quella che doveva essere la periferia
ottocentesca di fondovalle, vecchi impianti di edificazione agricola
profondamente rimaneggiati.
In epoca ottocentesca e
per tutto il novecento si sono evidentemente verificati profondi interventi di
ristrutturazione o rimaneggiamento non solo delle facciate, ma anche degli
assetti volumetrici, alcuni connotati dal gusto decorativo proprio del primo
novecento, altri meno qualificati e più casuali volti a creare volumi nei cortili
interni o ad aumentare l'originaria densità di edificazione.
L'Abaco attraverso le
sue schede si propone di guidare gli interventi alla valorizzazione delle
tipologie edificate ottocentesche e primo novecentesche per quanto riguarda gli
affacci e alla valorizzazione delle corti interne che costituivano elemento di
qualità del sistema edificato.
Anche per il borgo alle
prescrizioni e indicazioni di restauro e valorizzazione di elementi costruttivi
si associano prescrizioni volte a eliminare o contenere l'effetto negativo di
disordine urbano connesso alle superfetazioni e alla presenza di elementi
costruttivi incongruenti e infine ad "isolare", non essendo possibili
altri interventi, quegli episodi di nuova edificazione a più piani con tipologia
condominiale e strutture in cemento armato che sono inframmezzati alla restante
edificazione.
Ai confini meridionali
del Centro Storico l'edificazione è caratterizzata da un insediamento di forte
tipicità costituito dalle "case dei vini".
Si tratta di una serie
di edifici nati come cantine, ma nella loro maggioranza composti oltre che
dalle parti a destinazione produttiva vera e propria da parti destinate a
uffici, rappresentanza, residenza dei proprietari e residenze di servizio.
Gli edifici, posti
lungo l'asse della via G.B. Giuliani e poi della via Alfieri risalgono ad un
periodo individuabile tra la seconda metà dell'800 e i primi venti anni del
‘900 e sono caratterizzati da una forte ricorrenza di elementi costruttivi e
tipologici comuni, quasi a formare un vero e proprio "stile" che è
individuabile, anche se in maniera meno unitaria e visibile, in altre aree del
territorio comunale e in almeno un'altra parte del Centro Storico (il gruppo di
case che si affacciano sulla via Roma a nord del municipio).
L'origine di questo
impianto architettonico fortemente unitario e fortemente tipizzato è da
ricercarsi in un momento di sviluppo economico della città collegato alla
rilevante diffusione dei vini canellesi, particolarmente dei vini bianchi
spumantizzati provenienti dalla lavorazione delle uve moscato e dei vermuth, su
mercati mondiali.
Alla fine dell'800 le
esportazioni dei vini canellesi rappresentano una quota significativa di tutte
le esportazioni nazionali e i vini canellesi sono concorrenti, soprattutto sui
nuovi mercati d'oltre mare, con i vini francesi.
La localizzazione
topografica delle "case dei vini" è, per l'epoca, funzionale alle
esigenze produttive e commerciali; la via G.B. Giuliani rappresenta il punto di
innesto tra le direttrici esterne verso Asti, Alba e la Liguria e l'arrivo
della viabilità minore dall'area collinare del moscato; lungo la via è presente
un rio ora coperto probabilmente utile per lavaggi ed altre operazioni del
ciclo produttivo del vino.
In quest'area dopo
l'impianto, probabilmente il più antico, della ditta Bosca, si insediano,
ovvero rinnovano vecchi insediamenti produttivi tra la fine dell'"800 e i
primi del ‘900 le ditte Coppo, Amerio, Filippetti, Narice, da ultimo Contratto
e nelle aree immediatamente limitrofe esterne al Centro Storico, Select vini e
Graziola, oltre ad altre minori.
Una situazione simile,
se pure più tardi, si genererà intorno alla stazione, fuori dal Centro Storico,
dove sorge l'altro gruppo di cantine, connotate però da tipologie più marcatamente
industriali nel senso "contemporaneo" del termine.
L'arco di tempo,
relativamente breve, in cui gli insediamenti avvengono, coincidente con quello
in cui si diffonde in Italia il gusto decorativo dell'art nouveau, e alcune
nuove tecnologie tra cui quella del ferro in profili, della ghisa fusa in
stampi, del calcestruzzo, la probabile ricorrenza dell'intervento dei medesimi
artigiani edili, l'inevitabile emulazione o diffusione di soluzioni costruttive
rivelatesi utili o gradevoli genera un significativo fenomeno di ricorrenza di
linguaggio architettonico che potrebbe essere definito "il liberty delle
case dei vini di Canelli" che segna tutta la Via G.B. Giuliani, la Via
Verdi, la Via Alfieri e parte delle Vie Solferino e Primo Maggio, connotando
non solo gli edifici direttamente legati alla produzione vinicola, ma anche
quelli vicini, coevi dal punto di vista della costruzione o ristrutturazione.
L'Abaco si propone,
nell'ambito delle indicazioni del Piano Regolatore Generale che già individuava
queste area come "case dei vini" di valorizzare tutti gli elementi
costruttivi tipici dell'edificazione e di evidenziare, suggerendone il
recupero, aspetti tipologici dell'edificazione mista produttiva e residenziale,
che, per la loro originaria unitarietà, non costituiscono “superfetazione”, ma
anzi elemento di suggerimento di nuove utilizzazioni da conservare e
valorizzare, non solo come dato di archeologia industriale, ma anche come
elemento caratterizzante la città e la sua storia.
Lo stesso obbiettivo
vale per alcuni complessi posti lungo la via Roma, anch'essi ai bordi del
Centro Storico, nati come case dei vini e in parte ancora funzionanti che le
schede dell'Abaco puntualmente identificano, nell'ambito di un'edificazione di
gusto complessivamente primo novecentesco.
Note preliminari e introduttive all’elenco
degli interventi nella zona A/1
La zona identificata con il termine di A1 nel piano
regolatore generale di Canelli comprende tutto il versante di declivio che dal
castello degrada verso il Centro Storico ottocentesco fino alla piazzetta San
Tommaso e alla Via F.lli Cairoli.
L'area A1 ha come spina centrale la Via Villanuova e i
viottoli che da essa si dipartono; questa viabilità che ha vocazione nettamente
pedonale per dimensioni, pendenza e andamento planimetrico costituisce "di
per sè" elemento architettonico da valorizzare conservando, estendendo e
restaurando la tradizionale pavimentazione stradale in pietra di fiume a
"sternia".
La tipologia edificata è costituita da un misto di
insediamenti di impianto urbano antico più addensati (la parte in discesa di
Via Pietro Micca e gran parte della discesa di Via Villanuova verso Piazza San
Tommaso) variamente rimaneggiati nel tempo, da insediamenti isolati e di pregio
con parco o giardino (nella parte alta sotto il castello), di insediamenti di
originario impianto agricolo (all'interno di Via Villanuova) e in misura
minore, di ristrutturazioni o nuove costruzioni novecentesche, incongruenti con
il restante paesaggio urbano, ma fortemente caratterizzate con stili
"alpini" e uso del legno.
Gli elementi costruttivi e tipologici da valorizzare o
riprodurre sono principalmente i seguenti:
1) Muri controterra in pietra di Belbo o misti in
pietra e mattone, con archi di scarico talora utilizzati per grotte (crutin);
2) Muri di fabbrica realizzati con la medesima tecnica
di cui al punto 1);
3) Sistemi edificati a gradoni con tetti sfalsati e
terrazzamenti dei cortili verso valle;
4) Balconi di aggetto modesto, talora continui a sud
sulla facciata, in pietra con mensole in pietra o in legno con mensole in legno
o ferro;
5) Coperture a falde inclinate in coppi;
6) Scale esterne in loggiati aperti e giardini o
cortiletti delimitati da muri;
7) Cornicioni sagomati in pietra o cotto, sagomature
di marcapiano, cornici sagomate ai varchi dei serramenti;
8) Serramenti con protezioni a persiana.
Note preliminari e introduttive all’elenco
degli interventi nella zona A/2/1
L'area denominata A/2/1 del Piano Regolatore Generale
di Canelli comprende la parte di Centro Storico posta sull'ultimo lembo di
collina che degrada verso sud e verso est, dalla Piazza San Tommaso e dalla Via
Cairoli verso i fondovalle rappresentati dalla Via G.B. Giuliani e la Via XX
Settembre.
L'area suddivisa dal Piano Regolatore in sub aree da
R1 a R12.
All'interno dell'area si intuisce un impianto
edificato più antico nelle parti in declivio segnate da una viabilità con
una probabile antica funzione di terrazzamento, (Via Rosmini, Via Palestro, Via
Massimo d'Azeglio verso est, Via Garibaldi, Via Dante, Via Rossini verso sud).
Più recente pare la tipologia dell'impianto edificato
in affaccio sulla Via G.B. Giuliani e sulla Via XX Settembre.
L'edificazione è caratterizzata da edifici con originarie
funzioni miste di residenza ai piani superiori e artigianato o commercio ai
piani terreni, ad elevata densità, con cortili interni, talora aperti su un
lato verso strada, probabilmente connessi a funzioni artigianali o di piccole
cantine (Via Palestro, Via Massimo d'Azeglio).
Nel corso degli ultimi 50/60 anni si sono verificate
pesanti alterazioni del tessuto edificato, in alcuni casi con la costruzione di
corpi edificati aggiunti con funzioni produttive o commerciali nei cortili, in
altri con la ristrutturazione "pesante" o con la demolizione e
costruzione di nuovi edifici, soprattutto nelle aree da R4 a R12, mentre le
aree R1, R2, R3, di impianto barocco poste a ridosso della Piazza San Tommaso e
della Piazza Gioberti hanno mantenuto in modo più coerente le caratteristiche
dell'edificazione sette/ottocentesca, alterate solo dall'intrusione di
superfetazioni nei cortili e sui terrazzi.
Gli elementi tipologici e caratteristici dell'area,
cui si fa riferimento nelle schede e di cui è opportuna la conservazione, la
valorizzazione, ovvero la cauta imitazione là dove sia necessario di
omogeneizzare affacci o corpi edificati da riprogettare conseguenti al recupero
di edifici non coerenti tipologicamente con il contesto, sono quelli propri
dell'edificazione sette/ottocentesca e sono riassumibili come segue:
1) Cortili interni delimitati da muri o aperti verso
strada (nell'ambito degli interventi di recupero, in osservanza anche delle
Norme Tecniche di Attuazione del P.R.G. andranno eliminate le superfetazioni
nei cortili, evidenziate, ove presenti, dalle allegate schede);
2) Murature in pietra a vista o miste in pietra e
mattone;
3) Cornicioni e fascioni marcapiano sagomati in pietra
o in cotto;
4) Semplici decorazioni in rilievo delle cornici dei
varchi;
5) Tetti a falde in coppi;
6) Serramenti con protezioni in persiane alla genovese
o alla piemontese;
7) Ringhiere e inferriate in ghisa fusa decorata o in
ferro piano lavorato;
8) Balconi in pietra con relative mensole.
In tutta l'area si presenta inoltre la necessità, nel
corso degli interventi di recupero, di rivedere l'assetto degli affacci dei
piani terra vetrinati dei negozi al fine di armonizzarli con i caratteri
stilistici delle facciate tipiche dell'area evitando intrusioni di elementi
costruttivi o materiali impropri (fascioni in lastre di marmo o simili) e
utilizzando materiali e disegni per i serramenti dei negozi coerenti con la
tipologia degli edifici di cui fanno parte.
Note preliminari e introduttive all’elenco
degli interventi nella zona A/2/2 - Le case del vino
L'area denominata A/2/2 del Piano Regolatore Generale
di Canelli comprende la parte di Centro Storico posta al fondo valle a sud del
versante di collina che degrada dalla Villanuova verso la Via G.B. Giuliani.
L'area è suddivisa dal piano regolatore in sub aree o
zone di recupero denominate R13, R14, R15, R20, R21.
L'impianto edificato dell'area, unitamente a quello
dell'edificio delle cantine Contratto posto sempre sulla Via G.B. Giuliani e ad
alcuni edifici siti sul fronte della Via Alba, ma fuori dal Centro Storico
perimetrato dal P.R.G. è complessivamente riconducibile ad un'edificazione
attuata tra la fine dell'800 e i primi del ‘900 finalizzata alla realizzazione
di aziende vinicole.
L'insieme dell'area è costituito modo pressoché
omogeneo da "case dei vini" con qualche sporadica eccezione per
alcuni edifici minori verso la Via Solferino a est e oltre le cantine Bocchino
a ovest.
L'insediamento nell'area è riconducibile ad un periodo
di florido sviluppo delle aziende vinicole canellesi tra la fine del secolo
scorso e i primi decenni dei ‘900 connesso probabilmente al nascere di
tecnologie enologiche "industriali" e a una posizione di vantaggio
nei mercati mondiali del vino piemontese.
La tipologia è quella di edifici con funzioni miste di
lavorazione, conservazione vini, uffici aziendali, spazi di rappresentanza,
residenza padronale e di dipendenti e costituisce un singolare e pregevole
elemento urbanistico, rimasto pressoché intatto grazie anche alla sopravvivenza
nella seconda metà del ‘900 del tipo di economia che lo aveva generato.
Alla unitarietà di localizzazione della tipologia
edificata si somma il ricorrere ravvicinato e continuo di caratteristiche
costruttive proprie dell'edilizia residenziale borghese e industriale del primo
novecento, per semplificazione identificabile come stile "Liberty",
che caratterizza in maniera unitaria l'intera area e genera un'elevata qualità
urbana della Via G. B. Giuliani su cui affacciano i fronti di rappresentanza
delle aziende vinicole Contratto, Amerio, Coppo, Filippetti, Bosca e della Via
Alba su cui prospettano l'asilo Bocchino e la Graziola vini.
La particolare destinazione degli edifici e la loro
costruzione in un'area circoscritta e strategica (il punto di arrivo dalle
retrostanti colline del moscato alla viabilità di fondovalle per Asti, Alba e i
porti liguri) e in un arco di tempo relativamente contenuto ha generato
l'esistenza di un vero e proprio linguaggio architettonico comune composto da
elementi costruttivi e decorativi che interpretano il gusto del primo ‘900 con
modalità ricorrenti, conseguenti probabilmente alla presenza di poche imprese o
famiglie di costruttori, all'emulazione vicendevole, al ricorrere di funzioni,
esigenze e quindi tipologie di spazi.
Elementi costruttivi caratterizzanti questo stile
"Liberty delle case del vino di Canelli", che meriterebbe, di per se
solo un accurato studio storico-architettonico sono, se pur in maniera meno
concentrata, diffusi su tutto l'area del centro urbano canellese di epoca tardo
ottocentesca e primo novecentesca e ne costituiscono elemento di pregio
significativo e, probabilmente, uno degli elementi più importanti in cui
ricercare una "unitarietà" stilistica di riferimento per gli interventi
di recupero.
Questi elementi tipologici e costruttivi
caratteristici dell'area, cui si fa riferimento nelle schede e di cui è
opportuna la conservazione, la valorizzazione, ovvero la cauta imitazione là
dove sia necessario omogeneizzare affacci o corpi edificati da riprogettare
conseguenti al recupero di edifici non coerenti tipologicamente con il
contesto, sono in sintesi elencabili come segue, fatte salve le più precise
indicazioni delle singole schede:
1) Cortili interni delimitati da corpi di fabbrica o
aperti verso strada, con ampi porticati a interni in struttura muraria, legno o
ferro;
2) Murature esterne intonacate con elementi di
decorazione a risalto (fascioni, lesene) soprattutto a contrassegnare i piani
terreni;
3) Cornicioni e fascioni marcapiano sagomati in cotto
o in intonaco, o in alternativa tetto con passafuori e mensole in legno
decorate;
4) Decorazioni in rilievo delle cornici dei varchi;
5) Tetti a falde in coppi con camini in cotto e pietra
di disegno articolato e complesso;
6) Vetrate con telai in ferro e vetri colorati;
7) Strutture produttive per cantine o depositi a
capannone con capriate in ferro e ghisa o in legno o miste;
8) Serramenti con protezioni in persiane alla
genovese;
9) Ringhiere e inferriate in ghisa fusa decorata o in
ferro pieno lavorato;
10) Balconi in pietra con relative mensole lavorate
ovvero in cemento con mensole e parapetti in cemento sagomato in stampi;
11) Decorazioni pittoriche su volte e pareti esterne.
Nella parte dell'area prospiciente la Via Solferino e
parte della Via Verdi si presenta inoltre la necessità, nel corso degli
interventi di recupero, di rivedere l'assetto degli affacci dei piani terra
vetrinati dei negozi al fine di armonizzarli con i caratteri stilistici delle
facciate tipiche dell'area evitando intrusioni di elementi costruttivi o
materiali impropri (fascioni in lastre di marmo o simili) e utilizzando
materiali e disegni per i serramenti dei negozi coerenti con la tipologia degli
affacci degli edifici di cui fanno parte.
Le indicazioni di cui sopra vanno estese anche ai
fronti della Via G.B. Giuliani non compresi nel Centro Storico ed in
particolare alle cantine Contratto oltre che ai fronti della prima parte della
Via Alba (cantine Select Vini e Graziola).
Note preliminari e introduttive all’elenco
degli interventi nella zona A/3/1
L'area denominata A/3/1 del Piano Regolatore Generale
di Canelli comprende la parte di Centro Storico posta al fondo valle a sud-est
del versante di collina che degrada dalla Villanuova verso la Piazza Amedeo
d'Aosta e verso la Via XX Settembre.
L'area è suddivisa dal Piano Regolatore in sub aree o
zone di recupero denominate R16, R17, R18, R19.
L'impianto edificato dell'area è, in parte,
riconducibile ad una edificazione attuata tra la fine dell'800 e i primi del
‘900 tipologicamente simile a quella del vicino comparto delle case dei vini
(aree di recupero R16 ed R19); a questo tipo di edificazione sono associate
edificazioni urbane ottocentesche di originario impianto residenziale e commerciale
ai piani terra e una serie di "episodi" di costruzioni degli ultimi
cinquanta anni con tipologie condominiali e strutture in cemento armato
incongruenti con il restante contesto.
L'area è nel complesso caratterizzata dal ricorrere di
elementi costruttivi caratterizzanti lo stile "Liberty delle case del vino
di Canelli", anche se in maniera assai meno omogenea ed organica di quanto
rilevabile nella vicina area A/2/2 poiché ad essa si mescolano elementi propri
dell'edilizia residenziale civile ottocentesca e di quella della seconda metà
del ‘900.
Gli elementi tipologici e costruttivi caratteristici
dell'area, cui si fa riferimento nelle schede e di cui è opportuna la
conservazione, la valorizzazione, ovvero la cauta imitazione là dove sia
necessario omogeneizzare affacci o corpi edificati da riprogettare conseguenti
al recupero di edifici non coerenti tipologicamente con il contesto, sono in
sintesi elencabili come segue, fatte salve le più precise indicazioni delle
singole schede:
1) Cortili interni delimitati da corpi di
fabbrica o aperti verso strada, di cui è opportuno prevedere la valorizzazione
e la liberazione da elementi incongruenti e superfetazioni;
2) Murature esterne intonacate con
elementi di decorazione a risalto (fascioni, lesene) soprattutto a
contrassegnare i piani terreni;
3) Cornicioni e fascioni marcapiano
sagomati in cotto o in intonaco, o in alternativa tetto con passafuori e
mensole in legno decorate;
4) Decorazioni in rilievo delle cornici
dei varchi;
5) Tetti a falde in coppi con camini in
cotto e pietra di disegno articolato e complesso;
6) Serramenti con protezioni in persiane
alla genovese;
7) Ringhiere e inferriate in ghisa fusa
decorata o in ferro pieno lavorato;
8) Balconi in pietra con relative mensole
lavorate.
In tutta l'area si presenta inoltre la necessità, nel
corso degli interventi di recupero, di rivedere l'assetto degli affacci dei
piani terra vetrinati dei negozi al fine di armonizzarli con i caratteri
stilistici delle facciate tipiche dell'area evitando intrusioni di elementi
costruttivi o materiali impropri (fascioni in lastre di marmo o simili) e
utilizzando materiali e disegni per i serramenti dei negozi coerenti con la
tipologia degli affacci degli edifici di cui fanno parte.
Note preliminari e introduttive all’elenco
degli interventi nella zona A/3/2
L’area denominata A/3/2 del Piano Regolatore Generale
di Canelli comprende una propaggine del Centro Storico posta ad ovest della Via
Roma.
Nell’area è individuata dal Piano Regolatore una
subarea o zona di recupero denominata R22.
L’area è connotata dalla presenza di due edifici
architettonicamente significativi: un pregevole palazzo ottocentesco in cui
hanno sede il circolo G.B. Giuliani e l’enoteca e l’edificio abbandonato
dell’ex cinema Balbo di gusto primo novecentesco; le restanti edificazioni
costituiscono contorno di questi due episodi significativi.
L’area costituisce confine tra il centro abitato
”storico” e l’edificazione recente, intensiva, a tipologia condominiale delle
aree sature di ristrutturazione del centro urbano.
Gli elementi di caratterizzazione dell’area sono
costituiti dalla ricorrenza di elementi costruttivi propri dell’edilizia aulica
ottocentesca e dalle decorazioni floreali primonovecentesche.
Gli elementi tipologici e costruttivi caratteristici
dell’area, cui si fa riferimento nelle schede e di cui è opportuna la
conservazione, la valorizzazione, ovvero la cauta imitazione la dove sia
necessario omogeneizzare affacci o corpi edificati da riprogettare conseguenti
al recupero di edifici non coerenti tipologicamente con il contesto, sono in
sintesi elencabili come segue, fatte salve le più precise indicazioni delle
singole schede.
1) Cortili interni di cui è opportuno prevedere la
valorizzazione e la liberazione da elementi incongruenti e superfertazioni;
2) Murature esterne intonacate con elementi di
decorazione a risalto (fascioni, lesene, motivi floreali) soprattutto a
contrassegnare i piani terreni;
3) Cornicioni e fascioni marcapiano sagomati, o, in
alternativa, tetto con passafuori e mensole in legno;
4) Decorazioni in rilevo delle cornici dei varchi;
5) Tetti a falde in coppi con camini in cotto e pietra
di disdegno articolato e complesso;
6) Serramenti con protezioni in persiane alla
genovese;
7) Ringhiere e inferriate in ghisa fusa decorata o un
ferro pieno lavorato;
8) Balconi in pietra con relative mensole lavorate.
Note preliminari e introduttive all’elenco
degli interventi nella zona A/3/3 - Le case del vino 2
L'area denominata A/3/3 del Piano Regolatore
Generale di Canelli comprende l'ultima propaggine del Centro Storico posta al
fondo valle a est del versante di collina che degrada dalla Villanuova verso la
Via Roma.
Nell'area è individuata una zona di recupero
denominata R23.
L'impianto edificato dell'area è riconducibile nella
sua gran parte ad una edificazione attuata tra la fine dell'800 e i primi del
‘900 finalizzata alla realizzazione di aziende vinicole e di edifici
residenziali plurifamiliari.
L'insieme dell'area è costituito prevalentemente da
"case dei vini" e da edifici residenziali plurifamiliari con una
intrusione nella parte sud di nuova edificazione conseguente alla
ristrutturazione di vecchi impianti di trasformazione vinicola.
L'insediamento nell'area è riconducibile ad un periodo
di florido sviluppo delle aziende vinicole canellesi tra la fine del secolo
scorso e i primi decenni dei ‘900 connesso probabilmente al nascere di
tecnologie industriali e a una posizione di vantaggio nei mercati mondiali del
vino piemontese.
La tipologia è in parte simile a quella dominante
nell'area A2/2 caratterizzata da edifici con funzioni miste di lavorazione,
conservazione vini, uffici aziendali, spazi di rappresentanza, residenza
padronale e di dipendenti in cui si sono inseriti edifici residenziali di un
certo pregio.
L'area costituisce un richiamo e una duplicazione in
piccolo del fenomeno architettonico e urbanistico già descritto per l'area, se
pure con dimensioni minori ed in modo meno unitario e leggibile.
Gli elementi tipologici e costruttivi caratteristici
dell'area, cui si fa riferimento nelle schede e di cui è opportuna la
conservazione, la valorizzazione, ovvero la cauta imitazione là dove sia
necessario omogeneizzare affacci o corpi edificati da riprogettare conseguenti
al recupero di edifici non coerenti tipologicamente con il contesto, sono in
sintesi elencabili come segue, fatte salve le più precise indicazioni delle
singole schede:
1) Cortili interni delimitati da corpi di fabbrica o
aperti verso strada, con ampi porticati a interni in struttura muraria, legno o
ferro;
2) Murature esterne intonacate con elementi di
decorazione a risalto (fascioni, lesene) soprattutto a contrassegnare i piani
terreni;
3) Cornicioni e fascioni marcapiano sagomati in
cotto o in intonaco, o in alternativa tetto con passafuori e mensole in legno
decorate;
4) Decorazioni delle cornici dei varchi;
5) Tetti a falde in coppi con camini in cotto e
pietra di disegno articolato e complesso;
6) Vetrate con telai in ferro e vetri colorati;
7) Strutture produttive per cantine o depositi a
capannone con capriate in ferro e ghisa o in legno o miste;
8) Serramenti con protezioni in persiane alla
genovese;
9) Ringhiere e inferriate in ghisa fusa decorata o in
ferro pieno lavorato;
10) Balconi in pietra con relative mensole lavorate
ovvero in cemento con mensole e parapetti in cemento sagomato in stampi;
11) Decorazioni pittoriche su volte e pareti esterne.
Nella parte dell'area prospiciente la Via Roma si
presenta inoltre la necessità, nel corso degli interventi di recupero, di
rivedere l'assetto degli affacci dei piani terra vetrinati dei negozi al fine
di armonizzarli con i caratteri stilistici delle facciate tipiche dell'area
evitando intrusioni di elementi costruttivi o materiali impropri (fascioni in
lastre di marmo o simili) e utilizzando materiali e disegni per i serramenti
dei negozi coerenti con la tipologia degli affacci degli edifici di cui fanno
parte.