ART. 14

 

ZONE AME

 

 

Costituiscono l'insieme di manufatti, aree e ambiti territoriali emergenti dove la specifica normativa e le destinazioni fanno riferimento alla normativa di P.T.C.P. per quanto si attiene alle zone a regime ME e ANICE con l'esatta individuazione dei limiti e delle condizioni.

 

In tutti gli interventi edilizi consentiti nelle zone Ame sugli edifici esistenti devono essere salvaguardate le parti strutturali storiche, quali lo spessore dei muri, le volte, i muri esterni e interni, che spesso hanno funzione di contrafforte per elementi voltati facenti parte anche di altri organismi edilizi, i passaggi voltati di connessione tra due o più organismi, in modo da salvaguardare i sistemi architettonici statici e strutturali che caratterizzano l’insieme dei nuclei insediati.

Devono inoltre essere salvaguardati i materiali impiegati nelle strutture dei solai e delle coperture, ricorrendo per quanto possibile al loro riutilizzo e/o alla loro integrazione con materiali uguali o compatibili.

 

 

14.1 - AME 1 - AME 2    (St mq 186.000 - mq 1.226.200)

 

Descrizione delle zone.

 

Zone comprese nell'organismo territoriale di P.T.C.P. n° 41 del Finalese.

Per entrambe le zone il regime di PTCP prevede:

- per l’assetto insediativo la disciplina ANI CE e marginalmente la disciplina ANI MA per la zona Ame 2,

- per l’assetto geomorfologico la disciplina CE,

- per l’assetto vegetazionale la disciplina BAT CO.

 

Entrambe le zone appartengono all’altopiano calcareo del Finalese che si eleva tra i 200 metri  e i 300 metri da capo Noli al capo di Caprazoppa.

Le zone non sono insediate.

Dal punto di vista geomorfologico, il territorio è costituito in netta prevalenza da rocce calcaree che soggette a fenomeni carsici e di erosione superficiale, determinano un paesaggio assai peculiare e omogeneo.

 

Interventi consentiti.

 

Gli interventi consentiti finalizzati alla conservazione e recupero di tutta l'area sono:

 

a) Il ripristino dei sentieri storici, solo attraverso i quali potrà essere consentito l'avvicinamento alle emergenze    naturali delle pareti rocciose, utilizzate come palestre di arrampicata, e delle grotte attraverso:

-          l'uso del terreno naturale per il fondo;                                                                           

-       la posa di canalette trasversali in legno o pietra atte a regolamentare il deflusso delle acque meteoriche;

-       la posa, ove necessario, di "smendole" di castagno fissate con picchetti di legno per la formazione di

           gradoni o gradini;      

-       la messa in opera di segnaletica di sentiero posta su palo in legno con simbolo da ripetersi in continuità 

        sulle rocce lungo il percorso.

 

b) La formazione di spazi di sosta opportunamente protetti da quinte alberate ai margini delle zone in corrispondenza della partenza dei sentieri.

 

c) La messa in opera di barriere in legno che impediscano l'accesso ai mezzi motorizzati e di cartelloni segnaletici che indichino i divieti, regolamentino l'uso a rotazione delle pareti utilizzate per le arrampicate, indichino i percorsi possibili per la fruizione dell'area, ed evidenzino le eventuali sanzioni.

 

d) Il recupero, a fini di servizio, di eventuali ruderi esistenti.

 

 

 

14.2 - AME 3 - S. Lorenzino    (St mq 51.250)

 

Descrizione della zona.

 

Zona compresa nell'organismo territoriale di P.T.C.P. n° 41 del Finalese.

Per la zona il regime di PTCP prevede:

- per l’assetto insediativo la disciplina ME

- per l’assetto geomorfologico la disciplina CE,

- per l’assetto vegetazionale la disciplina BAT CO.

La zona è caratterizzata dai resti di un antico castello, posto su una rocca dominante ad ovest verso la valle dell’Aquila e ad est verso la valle Cornei confluente nella valle dello Sciusa, e dalla chiesa medioevale di San Lorenzino.

E’ posta al limite nord dell’altipiano calcareo del Finalese.

Nella parte più bassa la zona è caratterizzata dalla presenza di [Zona ME di P.T.C.P. e] aree agricole di coronamento in stretta correlazione con le zone ESP4 e EA12 i cui specifici interventi previsti sono necessari alla corretta fruizione della zona.

 

Interventi consentiti:

 

a)  Restauro conservativo sul monumento;

 

b)  Interventi di cui al punto 14.1 sul sentiero di accesso dalla località Costa.

 

 

 

14.3 - AME 4 -  Costa    (St mq 31.587)

 

Descrizione della zona.

 

Zona compresa nell'organismo territoriale di P.T.C.P. n° 41 del Finalese.

Per la zona il regime di PTCP prevede:

- per l’assetto insediativo la disciplina ME per la parte edificata, NI MA per la parte di contorno inedificata,

- per l’assetto geomorfologico la disciplina MO B,

- per l’assetto vegetazionale la disciplina COL ISS.

 

La zona è costituita dal nucleo storico dell’insediamento di Costa e dal suo intorno inedificato.

Il nucleo si è sviluppato in epoca tardo medioevale lungo il tratto Feglino-Orco del percorso perpendicolare alle valli Maremola, Porra, Aquila, Sciusa del comprensorio Finalese, che collegava trasversalmente gli insediamenti interni rispetto alla costa delle diverse valli quali Bardino Vecchio, Eze, Calice Ligure, Carbuta, Cia, Feglino, Costa, Orco, Boragni, Portio, Tosse.

 

Lo sviluppo si è avuto su un poggio dominante la valle dell’Aquila posto su un crinale secondario, che in prossimità della frazione di Orco, si distacca dal crinale principale di monte Alto-San Bernardino che divide l’organismo elementare della valle dell’Aquila dall’organismo elementare della valle dello Sciusa.

 

Il processo evolutivo è stato caratterizzato da uno sviluppo lineare lungo il percorso di crinale.

I tipi edilizi che si trovano nella frazione sono quelli rurali a pseudoschiera che rappresentano la maggioranza dei fabbricati più antichi, quelli a blocco a corpo doppio rappresentati da pochi esemplari realizzati tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, quelli recenti isolati mono o bifamiliari a corpo doppio, quelli in linea a blocco con corpo triplo rappresentati da un paio di edifici condominiali realizzati negli anni 1960, che costituiscono altrettanti edifici in contrasto nel tessuto in cui si trovano.

 

Le case rurali sono caratterizzate da una notevole articolazione e complessità dovute alla aggregazione e giustapposizione di più cellule elementari.

 

 

                    Destinazione.

 

                    Residenziale, commercio al minuto nei limiti della D.C.R. n. 29/1999, pubblici esercizi, artigianato di servizio, attività ricettive e agrituristiche così come definite dall’art 5, comma 2 della LR n. 33/1996 intendendo che le attività accessorie all’azienda agrituristica, quali stalle, maneggi, ecc... siano ubicate al di fuori della zona residenziale.

 

 

                     Interventi consentiti.

 

a) Recupero del patrimonio edilizio esistente con le modalità indicate nell’art. 13.

Gli eventuali ampliamenti e le ricostruzioni dovranno integrarsi con i caratteri prevalenti riconoscibili nei tipi presenti rurali ovvero a blocco a corpo semplice o aggregato.

- Tipo d'intervento = scheda Unità d’intervento (Ui).

- Superficie lorda di solaio (Sl) = esistente aumentata con le modalità descritte al punto 13.2.2.

- N° piani max = 2 sottotetto escluso

- H max = + m 1.00  H edificio più vicino non in contrasto

- Distanza tra fabbricati (Df) = aderenza o m 3.00

- Distanza dai confini (Dc) = aderenza o m 1.50

- Distanza da spazi pubblici = in allineamento con l’esistente o minimo 3 metri.

- Superficie coperta (Sc) = coincidente per almeno il 50% alla Sc precedente.

 

b) Interventi di cui al precedente art. 10 nei limiti dell’articolo stesso.

 

 

14.4 - AME 5  Boragni   (St mq 19.647)

 

Descrizione della zona.

 

Zona compresa nell'organismo territoriale di P.T.C.P. n° 41 del Finalese.

Per la zona il regime di PTCP prevede:

- per l’assetto insediativo la disciplina NI MA, 

- per l’assetto geomorfologico la disciplina MO B,

- per l’assetto vegetazionale la disciplina COL ISS.

 

La zona è costituita dal nucleo di Boragni e dal suo immediato intorno.

Il nucleo si caratterizza per la posizione dominante sulla valle dello Sciusa, per la compattezza dell’impianto, per il diffuso uso dei tetti a terrazzo e per l’uso dei percorsi e spazi  con archivolti sotto le case.

Il nucleo ha come asse distributore segmentato una articolata strada-galleria voltata che si muove dentro la piastra compatta degli ambienti, anch’essi variamente voltati, del piano terreno.

 

Il nucleo è sorto lungo il percorso trasversale alle valli Maremola, Pora, Aquila e Sciusa.

I tipi edilizi che si trovano nel nucleo sono quelli rurali a pseudoschiera e quelli a blocco a doppio corpo o aggregato.

 

Destinazione.

 

Residenziale, commercio al minuto, nei limiti della D.C.R. n. 29/1999, pubblici esercizi, artigianato di servizio, attività ricettive e agrituristiche così come definite dall’art. 5, comma 2 della LR n. 33/1996 intendendo che le attività accessorie all’azienda turistica, quali stalle, maneggi, ecc… siano ubicate al di fuori della zona residenziale.

 

Interventi  consentiti.

 

a) Recupero del patrimonio edilizio esistente con le modalità indicate nell’art. 13.

Dovranno essere mantenute tutte le tipologie presenti e recuperati, ove possibile, i tipi preesistenti mediante interventi di restauro conservativo.

- Tipo di intervento = Scheda di Unità di intervento (Ui).

 

b) Interventi di cui al precedente art. 10 nei limiti dell’articolo stesso

 

 

14.5 - AME 6 Cappelletta   (St mq 9.860)    

          AME 7  Trincere della Bastia   (St mq 175.749)     

          AME 8  Rifugio di  S. Giacomo -  Colla S. Giacomo   (St mq 15.700)

 

Descrizione delle zone.

 

Zone comprese nell'organismo territoriale di P.T.C.P. n° 42 del Finalese.

 

Per la zona Ame 6 il regime di PTCP prevede:

- per l’assetto insediativo la disciplina ANI MA, 

- per l’assetto geomorfologico la disciplina MO B,

- per l’assetto vegetazionale la disciplina BCT TRZ BAT, BA CO.

 

Per la zona Ame 7 il regime di PTCP prevede:

- per l’assetto insediativo la disciplina ME, ANI MA, 

- per l’assetto geomorfologico la disciplina MO B,

- per l’assetto vegetazionale la disciplina PR, TRZ BA.

 

Per la zona Ame 8 il regime di PTCP prevede:

- per l’assetto insediativo la disciplina ANI MA, 

- per l’assetto geomorfologico la disciplina MO B,

- per l’assetto vegetazionale la disciplina BA CO.

 

Le tre zone rappresentano altrettante emergenze paesistico-ambientale poste lungo il percorso di valico Finalborgo-Colla di San Giacomo-Mallare.

 

La zona Ame 6 è l’intorno di un bivio dal quale si dipartiva dal percorso di valico un percorso secondario di mezza costa di collegamento tra Orco e la frazione San Filippo del contermino comune di Vezzi Portio.

Il bivio è segnato da un antico pilone votivo di buona fattura e buono stato di conservazione.

Nella zona sorge anche una casa rurale isolata di recente realizzazione.

 

La zona Ame 7 è costituita dalla emergenza naturale del rilievo di Trincere della Bastia di 590 metri di altitudine, è una zona totalmente inedificata ed è occupata da boschi cedui come tutta la parte alta della valle dell’Aquila.

 

La zona Ame 8 è costituita dalla cappella di San Giacomo con attiguo rifugio coevo alla chiesa ,  destinato al ricovero dei pellegrini e oggi inserito nel sistema dei rifugi attrezzati dell’Alta Via dei monti liguri.

L’edificio è di tipo isolato a manica semplice, presenta al piano terra due vani porticati aperti per il rifugio di emergenza e la cappella a vano unico inglobata nel fabbricato più vasto del rifugio.  Al piano superiore presenta tre locali che costituiscono il rifugio vero e proprio.

 

L’intorno del rifugio è costituito da una vasta area a prato, variamente articolato che caratterizza tutta la zona di valico tra la valle dell’Aquila e la valle della Bormida di Mallare.

 

 

Interventi consentiti.

 

Interventi finalizzati alla fruizione collettiva del percorso di cui le aree in questione costituiscono riferimento paesistico - storico - documentale.

 

 

Prescrizioni di intervento:

 

- E' consentito il recupero dei manufatti esistenti con funzioni di ristoro, sosta notturna e residenza.

- Le caratteristiche architettoniche dovranno uniformarsi alle indicazioni di cui  all'articolo 9 e all’allegato 2

  alle N.d.A; sulle aree libere sono solo consentiti interventi di conservazione dello stato di fatto.

- Gli spazi esterni dovranno essere sistemati a verde o essere in sterrato con elementi di arredo a disegno

  semplice in legno.

- Eventuali muri di sistemazione e sostegno dovranno essere realizzati a secco in pietra vista di altezza non

  superiore a 2,50 metri.

- Percorsi: ripristino della pavimentazione, con particolare attenzione alla regolamentazione delle acque

   meteoriche, con interventi di cui all'art. 14 punto 14.1 lettera a.